Soltanto una coincidenza che la Bmw della consigliera comunale di “Prima Lecce”, Paola Gigante, abbia preso fuoco a 24 ore dall’attentato incendiario...
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E se per le fiamme che hanno colpito gli uffici di Finamore non ci sono dubbi sulla natura dolosa, sulla macchina della Gigante non ci sono certezze. L’inchiesta serve per questo a sgombrare il campo da ogni dubbio. Non fosse altro per il ruolo che hanno svolto e continuano a svolgere in seno al Consiglio comunale, Finamore e la Gigante, con la Calò, nel mantenere in piedi una maggioranza bocciata dal Consiglio di Stato con l’ordinanza che aveva assegnato il premio di maggioranza alle liste del centro destra che a giugno dell’anno scorso avevano sostenuto il candidato sindaco Mauro Giliberti. Un atto dovuto, insomma. C’è tuttavia un’altra circostanza che ha indotto gli investigatori ad occuparsi anche dell’incendio della Bmw di Paola Gigante: l’auto aveva appena due mesi di vita. E stiamo parlando di una casa automobilistica con gli indici di affidabilità e di tecnologia al top a livello mondiale. Non era certo una macchina vecchia e maltenuta, soggetta a qualche malfunzionamento dell’impianto elettrico.
Quella Bmw è finita in officina per essere controllata meticolosamente dai tecnici. Per cercare di venire a capo di cosa abbia fatto scoccare la scintilla: se un difetto di fabbricazione o se, ma è solo un’ipotesi di lavoro da vagliare, da un sabotaggio. Le indagini stanno anche tracciando gli spostamenti e le permanenze per strada o in qualche garage, della Bmw. Cercando testimoni ed impianti di videosorveglianza. All’attenzione dei poliziotti della Digos anche gli attacchi più violenti ricevuti sui social dai consiglieri di “Prima Lecce”, dopo aver scelto di appoggiare e di dare continuità alla maggioranza di centro sinistra del sindaco Salvemini.
Si sta cercando di capire se c’è una strategia per condizionare la libertà di orientamento politico.
Poco prima Paola Gigante era stata sentita negli uffici della Questura, anche per capire se avesse sospetti o avesse ricevuto o percepito minacce. Nulla. Come del resto aveva sostenuto due giorni prima Finamore.
Il che non cambia nulla. Soprattutto per il clima creatosi attorno ai consiglieri “transfughi”, con tutte le pressioni esercitate da più parti e con varie modalità per aver impresso un nuovo indirizzo politico alla loro figura di consiglieri comunali. E soprattutto perché è necessario sgombrare eventualmente il campo da qualsiasi dubbio o sospetto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia