"Santi Medici", arrestati in nove: depredavano le chiese, ma temevano il giudizio divino

"Santi Medici", arrestati in nove: depredavano le chiese, ma temevano il giudizio divino
Non è il tesoro di San Gennaro, ma poco ci manca. All’alba di oggi, i carabinieri di Maglie e Casarano, coadiuvati dalle unità aeree, hanno eseguito 9...

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Non è il tesoro di San Gennaro, ma poco ci manca. All’alba di oggi, i carabinieri di Maglie e Casarano, coadiuvati dalle unità aeree, hanno eseguito 9 provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per “associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione”.


L'operazione si chiama "Santi Medici" e prende il via da un'indagine, avviata nel novembre del 2015, che ha consentito di ricondurre all’attività del sodalizio criminale 22 episodi delittuosi perpetrati in danno soprattutto di chiese, parrocchie e istituzioni religiose, depredate di denaro contante, paramenti sacri e moltissimi preziosi ex voto di inestimabile valore, custoditi all’interno dei luoghi sacri disseminati soprattutto nel Basso Salento: da Parabita a Muro Leccese passando per Corigliano, Tricase e Matino.

I NOMI: Nei guai sono finiti Emanuele Zompì e Lucio Parrotto, ritenuti a capo del sodalizio. Poi Antonio Crisigiovanni, Luigi De Micheli, Alessio Ciriolo, Antonio Valentino e Gianluca De Paolis oltre a due donne, Antonella Stefano e Veronica Iacobazzi, tutti di Casarano.

Il bottino quantificato sinora ammonta a circa 250mila euro, ma accanto ai preziosi ci sono manufatti antichi di materiali non pregiati di valore storico e culturale.

Un vero e proprio tesoro finito sul mercato nero attraverso un'organizzazione che agiva in perfetta sintonia, scoperta quasi per caso. All'origine dell'indagine l'alt a un'auto con a bordo quattro uomini che avevano arnesi da scasso. Dalle indagini, anche via Facebook, si scoprì che il gruppo era molto ben organizzato: agivano con auto a noleggio e anche attraverso due donne, compagne di due degli arrestati, che collaboravano con loro. L'attenzione era tanta, persino gli abiti con cui entravano in chiesa erano pensati per cambiare la fisionomia.

«Prima o poi qualcuno di loro ci farà lo sgambetto e ci manderà all'inferno». Scherzavano così, riferendosi ai santi a cui erano dedicate le chiese depredate, i componenti della banda. Dalle intercettazioni ambientali telefoniche emerge come rivelato dagli investigatori, la consapevolezza dei malfattori di stare compiendo un'azione sacrilega e delle eventuali ripercussioni «divine». Alla fine a "punirli" sono stati i Santi Medici, visto che in due sono arrestati durante il colpo alla chiesa di Neviano che dà il nome all'operazione.


In conferenza stampa, infine, i carabinieri hanno fornito ai parroci dei consigli utili per non proteggere il patrimonio delle chiese, catalogando con cura i preziosi. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia