Sarà un giudice civile a stabilire se Raffaele Fitto, negli anni in cui era presidente della Regione Puglia, abbia causato un danno all'ente nell'ambito della...
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In particolare, i giudici della Suprema Corte ritengono che ai fini della valutazione sotto il profilo penale delle condotte oggetto del processo sarebbe necessario disporre l'audizione di un testimone, l'allora dirigente del settore Sanità della Regione Puglia, così come chiesto dalla difesa dello stesso Fitto. Dichiarazioni ritenute «prova decisiva» e «potenzialmente idonee a incidere sull'esito del giudizio di Appello, nell'alternativa proscioglimento-condanna». Tuttavia, essendo il reato prescritto, non c'è più tempo per fare un processo nel merito. Per questo la Cassazione ha confermato la prescrizione annullando però la condanna al risarcimento e rinviando la questione ad un giudice civile.
«La Corte di Cassazione ha acclarato, annullando la sentenza, - è il commento del difensore di Fitto, l'avvocato Francesco Paolo Sisto - che anche per quanto concerne gli episodi di falso non vi era la possibilità di affermare la responsabilità di Raffaele Fitto». La delibera ritenuta falsa faceva riferimento alla impossibilità delle Asl di gestire direttamente le 11 RSA regionali, rendendo così legittimo il ricorso all'affidamento delle gestione a soggetti privati mediante apposita gara del valore di 198 milioni di euro. Si tratta di uno stralcio del processo "Fiorita" sulla presunta tangente da 500mila euro pagata dall'imprenditore romano Giampaolo Angelucci per aggiudicarsi quella gara. Accuse, queste ultime, dalle quali Fitto è stato assolto in appello: il processo pende in Cassazione. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia