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Arriva il conto dell'accusa nel processo con rito abbreviato nato da un'inchiesta che ha riguardato anche presunte ipotesi di, scambio politico - mafioso ruotate attorno al clan Coluccia e di infiltrazioni al Comune di Neviano, poi sciolto con decreto del ministero dell'Interno. Si tratta del troncone che tratta per lo più di accuse di estorsione , droga e usura.
Le richieste
Il pm Carmen Ruggiero ha invocato pene per più di un secolo di carcere per i 16 imputati, la più alta a 18 anni di reclusione per Michele Coluccia.
L'accusa
Nel procedimento, che ha portato allo scioglimento del Comune di Neviano (parte civile), si racconta di presunti rapporti del clan Coluccia di Noha con una parte dell’amministrazione comunale. L'ex sindaco e vicesindaco Antonio Megha (che ha scelto di essere giudicato con rito ordinario) - sostiene l’accusa - avrebbe stretto un patto con il clan per garantirsi 50 voti alle elezioni comunali del 2020, in cambio di 3mila euro in contanti, la messa a disposizione dell’apparato di Palazzo di Città e delle sue conoscenze in Calabria. Lo difende l’avvocato Giuseppe Corleto. Con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, viene contestata anche l’aggravante dell’agevolazione del clan Coluccia.
Si tornerà in aula, davanti al gup Marcello Rizzo, il 20 febbraio prossimo per le arringhe delle difese sostenute dagli avvocati Ladislao Massari; Francesco Vergine; Rita Ciccarese; Alexia Pinto; Giancarlo Dei Lazzaretti; Fabio Mariano; Raffaele Benfatto; Giovanni Apollonio; Luigi Greco; Andrea Starace; Selene Mariano; Giuseppe Corleto; Michelangelo Gorgoni; Antonio Savoia; Gabriele Valentini.
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