"Destini", quando la vita vince: Clio Evans ed Emanuele Spedicato si raccontano agli studenti

Un momento dell'incontro al Liceo scientifico statale “Leonardo Da Vinci” di Maglie
Continua il tour di presentazioni del libro scritto a quattro mani da Clio Evans ed Emanuele Spedicato intitolato “Destini. Due cuori e la vita che vince” edito da...

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Continua il tour di presentazioni del libro scritto a quattro mani da Clio Evans ed Emanuele Spedicato intitolato “Destini. Due cuori e la vita che vince” edito da Mondadori. L’attrice e il chitarrista dei Negramaro sono stati ospiti del Liceo scientifico statale “Leonardo Da Vinci” di Maglie dove, nell’auditorium gremito di studenti del quarto e quinto anno, hanno raccontato la loro esperienza di vita confrontandosi con i ragazzi e dialogando con la giornalista Eleonora Leila Moscara e con l’avvocato Carlo Ciardo.

L'incontro a scuola

A introdurre l’incontro, la dirigente dell’istituto magliese Annarita Corrado: «Questo è un giorno che ricorderemo per sempre nella nostra vita, - ha dichiarato - l’esperienza che Lele e Clio condividono oggi con noi sarà d’aiuto nei momenti più bui della nostra vita. La vita è fatta di gioie ma, anche e soprattutto di dolori, e il loro messaggio di positività e di speranza sarà un faro che ci guiderà quando il buio oscurerà i nostri giorni».

 

Visti da fuori, Lele e Clio, sono una giovanissima coppia baciata dalla fortuna, dalla bellezza e dal successo. Ma la vita non ha lesinato nulla ai due, e la verità è un'altra. Nel libro che hanno scritto, i genitori dei piccoli Ianko e Diana raccontano di come hanno attraversato l’inferno prima di essere la famiglia felice di oggi. Delle due tragedie che hanno vissuto, una la conosciamo bene ed è quella di Lele colpito da ictus emorragico il 17 settembre di quattro anni fa, l’altra è quella di Clio che, a 20 anni, scopre di avere un tumore al cervello e viene ricoverata d'urgenza dopo un mal di testa lancinante.

Oggi Lele e Clio sono uniti da una forza tangibile e indistruttibile e, attraverso il libro, cercano di infondere la stessa energia e spinta a reagire a chiunque stia soffrendo. «Per me quel 17 settembre è un giorno benedetto, - ha più volte asserito Lele, ricordando quella mattina che fu fatale - quel giorno io sono rinato. Io ero nel pieno dei miei 38 anni – ricorda - Correvo 10 chilometri e mantenevo i miei 11 minuti di plank ogni giorno. L’immagine che avevo di me era sui palchi degli stadi con i Negramaro. Dopo quei 10 giorni di coma non riuscivo nemmeno a stare seduto, mi sostenevo con delle corde legate alla sedia. Per motivarmi mi dicevo che avrei dovuto prendere in braccio mio figlio Ianko che stava per nascere e che, un giorno, avrei voluto correre una maratona, pur non riuscendo nemmeno a stare in piedi. Dopo le prime settimane di riabilitazione a Roma, quando siamo tornati in Salento, ho incontrato Francesco Tancorra. Grazie a lui e alla sua passione per la corsa, è nato il progetto Lelerun e un gruppo fantastico che organizza manifestazioni benefiche. Oggi corro 9 chilometri. – ha concluso Lele - Non è vero che si vive una volta sola».

 

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Quotidiano Di Puglia