Bloccato a Dakar da due mesi: finalmente libero il marinaio 19enne di Leverano. «Sta rientrando in Italia»

Bloccato a Dakar da due mesi: finalmente libero il marinaio 19enne di Leverano. «Sta rientrando in Italia»
Da Dakar ha preso un volo per Istanbul e da qui a Monaco di Baviera, per rientrare poi in Italia. E' libero, dopo mesi, Matteo Muci, 19 anni, marinaio di Leverano trattenuto...

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Da Dakar ha preso un volo per Istanbul e da qui a Monaco di Baviera, per rientrare poi in Italia. E' libero, dopo mesi, Matteo Muci, 19 anni, marinaio di Leverano trattenuto dalle autorità locali del Senegal su una nave della Grimaldi Lines, nave sottoposta a sequestro.  La Procura di Dakar ha riconsegnato il passaporto al 19enne, alla sua prima esperienza di imbarco, e ora il giovane è in volo, diretto in Italia, dove arriverà alle 18.30 del pomeriggio. 


Bloccato su una nave a Dakar da un mese: «La droga a bordo è stata trovata e consegnata da noi, ora aiutateci»
Bloccato a Dakar sulla nave carica di cocaina: «Quella droga l'abbiamo trovata e consegnata noi, ora aiutateci»

Senza passaporto, costretti sulla nave loro malgrado e nonostante siano stati proprio loro, i marinai, a trovare e consegnare alle autorità la droga nascosta a bordo della nave sulla quale lavorano. E' questa la kafkiana vicenda che ha visto protagonista Muci e altri quattro italiani, bloccati da più di due mesi a Dakar, a bordo della “Grande Nigeria”. Il cargo è sotto sequestro dallo scorso giugno, quando i doganieri scoprirono che trasportava verso l'Europa circa otto quintali di cocaina. Trascorsi diversi mesi da quel sequestro, il rivenimento di un'altra partita di stupefacente, la consegna e la decisione delle autorità senegalesi di ritirare i passaporti anche al nuovo equipaggio, impedendogli di lasciare la nave e sorvegliandolo giorno e notte con telecamere e guardie di un'agenzia privata di security, la Bsi.

«Siamo in questa situazione dal 25 gennaio scorso - si era sfogato Matteo, allievo ufficiale di coperta, raggiunto per telefono dsa Quotidiano - e nessuno interviene per aiutarci. Siamo stati noi a rinvenire gli stupefacenti e consegnarli alle autorità, siamo tutti nuovi e siamo arrivati a Dakar in aereo, quando la nave era già ormeggiata nel porto e già sotto sequestro. Eppure non ci è consentito scendere a terra o tornare a casa, in Italia».


Ora il lieto fine e il rientro in Italia, dove Matteo dovrà comunque affrontare tutte le norme, restrittive, varate il 9 marzo per la pandemia da coronavirus. Ma casa è pur sempre casa.  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia