Ex carabiniere ucciso: no ai domiciliari per Aportone, resta in cella

La Corte d'Assise
Nessuna patologia tale da rendere le condizioni di salute incompatibili con il carcere e di conseguenza nessun problema sulla capacità di stare a processo. Resta quindi...

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Nessuna patologia tale da rendere le condizioni di salute incompatibili con il carcere e di conseguenza nessun problema sulla capacità di stare a processo. Resta quindi recluso nella sua cella, Michele Aportone, l’uomo di 71 anni di San Donaci, accusato di aver ucciso a Copertino l’ex carabiniere Silvano Nestola perché contrario a una relazione con la figlia. 

L'oridinanza

Lo ha stabilito la Corte d'Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano), respingendo con un'ordinanza l'istanza formulata durante la prima udienza del processo dall'avvocato Francesca Conte. La Corte, considerato anche il parere favorevole agli arresti domiciliari del pm Alberto Santacatterina, aveva affidato l'incarico di eseguire una perizia al medico legale Alberto Tortorella che, dopo averlo visitato ed acquisito documentazione clinica, ha concluso per la compatibilità delle condizioni di salute di Aportone con il carcere, pur rilevando uno stato di ansia ed ipertensione che non hanno alcun rilievo, a parere dello specialista, dal punto di vista psichiatrico.

Restano le esigenze cautelari

I giudici, togati e popolari, oltre a prendere atto di quanto è stato stabilito dal medico legale, hanno ritenuto tuttora permanenti le «gravi e specifiche esigenze cautelari» già valutate dal Tribunale del Riesame e dalla Cassazione. Il processo sull'omicidio, entrerà nel vivo il 20 dicembre con la prima udienza istruttoria in cui saranno ascoltati i carabinieri che effettuarono il sopralluogo sulla scena del crimine e quelli che acquisirono i video filmati da cui sono stati poi ricostruiti i movimenti di Aportone il 3 maggio 2021. 

 

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Quotidiano Di Puglia