Con decreto monocratico inaudita altera parte il Consiglio di Stato ha bloccato l’esecutività della sentenza del Tar e “congelato” l’assetto attuale...
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A una manciata di ore dal deposito del ricorso in appello da parte del centrosinistra, i giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto di cristallizzare la situazione attuale del Consiglio, applicando quindi il principio che, da solo, giustifica e motiva una procedura d’urgenza: evitare un “danno grave e irreparabile” alla città e alle istituzioni che la rappresentano e governano.
Ora si apre una “parentesi”, entro la quale innanzitutto saranno pubblicate le motivazioni della sentenza del Tar, che il centrosinistra dovrà impugnare per proseguire la battaglia giudiziaria. Il centrodestra, dal canto suo, con gli avvocati Pietro Quinto, Luciano Ancora, Gianni Garrisi, Daniele Montinaro e Francesco Baldassarre, avrà modo di presentare contro-ricorsi e memorie a sostegno delle sue ragioni, forte del verdetto di primo grado.
Quando poi, i giudici del Consiglio di Stato si riuniranno in camera di consiglio stabiliranno se la sospensiva dovrà essere confermata oppure no.
E, visto che nel frattempo saranno state depositate e impugnate anche le motivazioni della sentenza emessa mercoledì sera dal Tar, non è escluso che in quella sede verrà presa una decisione anche nel merito della vicenda.
Così come è possibile che Palazzo Spada scelga di rimettere gli atti alla Consulta, sollevando l’eccezione di legittimità costituzionale della legge elettorale e ritenendo validi, quindi, gli argomenti sviluppati nel ricorso dal costituzionalista Massimo Luciani, componente il collegio difensivo del centrosinistra insieme a Fritz Massa e Piermassimo Chirulli.
Ipotesi, appunto, che dovranno reggere alla prova dei fatti in continuo mutamento in questi giorni. Quella più immediata è che il Consiglio di Stato si esprima soltanto sulla sospensiva.
In questo caso, i risultati possibili sarebbero due. Il primo. Se i giudici decidessero di confermare la sospensione del verdetto del Tar, la composizione dell’assemblea resterebbe quella conosciuta fino a ora: dodici consiglieri di minoranza, fra centrodestra e Movimento Cinque Stelle, e venti di maggioranza per la coalizione che sostiene il sindaco Carlo Salvemini.
Il secondo risultato possibile vedrebbe il Consiglio di Stato fare dietrofront e scegliere, ascoltato il centrodestra, di non confermare la sospensiva. Allora bisognerebbe subito applicare la sentenza del Tar e sostituire a sei consiglieri di centrosinistra altri sei consiglieri, ma di centrodestra: fuori Ernesto Mola, Silvano Vitale, Roberta De Donno, Giovanni Castoro, Maria Paola Leucci e Gildo De Giovanni; dentro Angelo Tondo, Attilio Monosi, Paola Gigante, Laura Calò, Federica De Benedetto e Giorgio Pala.
L’anatra zoppa a Palazzo Carafa resterebbe in vita fino all’udienza di merito o fino a quando il sindaco Salvemini, presentato all’Aula il programma di mandato e verificata l’eventuale assenza di una maggioranza pronta a sostenerlo e votarlo, soprattutto nei suoi punti più caratterizzanti, non scegliesse di fare un passo indietro.
A quel punto, nuove elezioni sarebbero dietro l’angolo. E la sfida, dalle aule dei tribunali amministrativi, tornerebbe a giocarsi in piazza, fra i cittadini.
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Quotidiano Di Puglia