«Al Twiga di Otranto non c’è nemmeno un chilo di cemento: solo strutture prefabbricate che, tra l’altro, sorgono su un terreno privato e non sul demanio....
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Del Twiga di Briatore si parla già da qualche mese. Da quando, cioè, l’imprenditore invitato a Otranto esternò la propria opinione sul turismo e sul Salento. Finendo, manco a dirlo, investito dalle polemiche. E ieri Briatore ha chiarito il suo punto di vista: «I sindaci salentini si lamentano del “turismo del sacco a pelo” e della sporcizia. Come si alza l’asticella? Con un certo tipo di accoglienza che al momento non esiste: gli americani non vanno alla pensione Mariuccia, ma in alberghi di cui conoscono il brand come Meridien e Four Seasons, dove sanno di trovare lenzuola pulite. Non puoi andare in Salento e abbracciare un ulivo per tutta la durata della tua vacanza. Poi il mare è bellissimo, la gente è stupenda. La ricezione diffusa, i b&b ci sono già e li lasciamo: hanno la loro clientela. Ma nel Salento, come nel resto d’Italia, ci vuole anche altro».
Otranto come metafora di un’Italia immobile, con tutte le potenzialità per puntare sul turismo, ma senza voglia e capacità di segnare una svolta. Del resto, non si spiega come in un Paese dove il turismo vale 171 miliardi e produce 3 milioni occupati, fruttando circa l’11% del Pil) non si riesca a valorizzare le risorse naturali e il capitale umano. Ed ecco un altro degli intoppi incontrati a Otranto dal Twiga di Briatore: il personale qualificato che non si riesce a trovare. «I dipendenti si trovano - precisa l’imprenditore - ma non trovi quello che vorresti: cioè gente preparata, che parla almeno una lingua. Nel nostro gruppo abbiamo 600 ragazzi del sud e abbiamo proposto a tutti di andare a lavorare per sei mesi a Otranto e di tornare per gli altri sei nelle strutture dove sono già impiegati. Un pizzaiolo lo pagheremmo intorno ai 3mila euro, ma non abbiamo trovato unessuno». Rispetto alle polemiche della scorsa settimana, Briatore precisa che a Otranto così come in tutto il sud ci sono altissime professionalità, «ma i ragazzi che vanno via e trovano una sistemazione non vogliono più tornare indietro: non si può utilizzare in Italia l’investimento fatto sulla loro formazione perché mancano le strutture al loro livello».
E mentre si aspetta che il Twiga di Briatore apra battenti a Otranto, si può ingannare il tempo leggendo il suo libro quasi profetico intitolato “La ricchezza. Se l’Italia non vuole il benessere, va bene così”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia