Assolto dopo essere finito sotto processo con l’accusa di aver incassato dalla banca un milione e 780mila euro presentando tre cambiali false. L’imputato è...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
“Il fatto non costituisce reato”, ha stabilito il giudice della seconda sezione penale, Annalisa de Benedictis, rispetto alla contestazione di aver violato il decreto legge introdotto nel 1993 che punisce con la reclusione fino ad un anno chi “fornisce dolosamente a una banca notizie o dati falsi sulla costituzione o sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria delle aziende comunque interessate alla concessione del credito”.
Assolto perché? Tre mesi il termine indicato dal giudice per depositare le motivazioni della sentenza che spiegheranno la decisione del giudice de Benedictis di non ritenere penalmente rilevante quelle cambiali presentate in banca da Barba per ottenere liquidità per la sua società “Nuova Anpa” (commercio di prodotti petroliferi nel settore marittimo), fra il 2011 ed il 2012.
L’avvocato difensore Andrea Sambati ha citato nell’arringa conclusasi con la richiesta di assoluzione, la testimonianza in aula del dirigente della filiale di Lecce, di piazza Mazzini, del Monte dei Paschi di Siena (l’istituto di credito a cui fu chiesto di scontare le cambiali): sostenne in pratica, il dirigente bancario, che Mps non fu danneggiato da quella operazione. Anche perché a Vincenzo Barba era stata accordata una linea di credito piuttosto cospicua, alla luce di un voluminoso giro di affari
Ha fornito una lettura diversa il viceprocuratore onorario nella requisitoria: 9 mesi di reclusione, la richiesta di condanna, ritenendo che fosse stato comunque violato il decreto legge del 1993, sulle false comunicazioni alla banca per ottenere una linea di credito.
Che era stato poi l’orientamento del pubblico ministero della Procura di Lecce, Francesca Miglietta: trattandosi di un reato punito con non più di un anno di reclusione, aveva emesso un decreto di citazione diretta a giudizio. Nel merito delle cambiali contestate, sono state indicate una da 600mila euro emessa il 9 maggio del 2011 con scadenza il 9 ottobre; un’altra da 650mila euro emessa il 24 ottobre 2011, con scadenza il 15 aprile; e l’ultima di 530mila euro, emessa il 21 novembre 2012, con scadenza il 31 agosto 2013.
“Titoli afferenti ad operazioni negoziali inesistenti”, aveva sostenuto l’inchiesta. Il processo ha invece detto che non si consumò reato.
Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia