Appalti, premi e veleni: Arca Sud nella bufera

Appalti, premi e veleni: Arca Sud nella bufera
Arca Sud nella bufera. Procedure d'appalto poco trasparenti, irregolarità, violazioni di legge: c'è tutto questo nell'ultimo capitolo di una guerra...

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Arca Sud nella bufera. Procedure d'appalto poco trasparenti, irregolarità, violazioni di legge: c'è tutto questo nell'ultimo capitolo di una guerra intestina all'ente che si occupa, per conto della Regione di cui è braccio operativo, della gestione degli alloggi popolari nel Salento. Una guerra che va avanti da tempo, ma che fino a oggi si è consumata sottotraccia, fra le stanze della sede di Galleria Mazzini, a Lecce.


A mettere a fuoco e segnalare storture, opacità e presunte irregolarità sulle quali fare luce è stata Sandra Zappatore, direttore generale dell'ente, in una lettera dello scorso dicembre, inviata all'amministratore unico di Arca, Alberto Chiriacò, e all'Oiv, ossia all'Organismo Indipendente di Valutazione chiamato a esaminare periodicamente l'operato dei dirigenti di ogni Pubblica amministrazione. Importante in ugual misura è ciò che è avvenuto prima di quella lettera - e che Zappatore ripercorre - e quanto è accaduto dopo di essa.
Il prima. L'avvocato al timone di Arca Sud dal 2006 scrive in qualità di responsabile Prevenzione della corruzione e Trasparenza. E avvisa della decisione di «sospendere l'erogazione degli incentivi delle funzioni tecniche sino alla verifica delle eventuali, singole responsabilità, al fine di evitare che dipendenti della Pubblica amministrazione possano essere incentivati dalla mancata cura dell'interesse pubblico, potenzialmente foriera di danni per questo ente». Zappatore blocca, cioè, la corresponsione a dipendenti e funzionari che si sono occupati di redigere i progetti e confezionare le gare d'appalto per conto dell'ente, degli incentivi che accompagnano ogni procedura e che equivalgono a un premio pari al 2% dell'importo dell'opera per la quale si è lavorato. Si tratta di un modo per valorizzare le risorse interne degli enti pubblici e per evitare di affidare all'esterno progettazioni e gare delicate. E la decisione di sospenderne l'erogazione è significativa e grave: nessun'altra Pa, negli ultimi decenni, si è spinta fino a compiere questo passo. «Ci sono motivazioni profonde» dice Zappatore a Quotidiano.

Le irregolarità segnalate


Quali? Per esempio il sistematico ricorso di dirigenti e funzionari Arca, già Iacp, alla procedura negoziata per appalti di grossi importi. Tale procedura, pure contemplata dalla legge, prevede che solo un determinato numero di imprese venga invitato a partecipare a una gara, con massima trasparenza nella individuazione del criterio di scelta delle stesse imprese (per esempio, un sorteggio pubblico) e, soprattutto, che tali inviti vengano rivolti ogni volta ad aziende diverse, per garantire pari opportunità a tutte quelle iscritte negli appositi elenchi, nel caso di Arca circa 200.
Dalle notizie raccolte da Quotidiano, Zappatore avrebbe censurato la mancata individuazione dei criteri di scelta delle imprese da invitare alle gare, l'assenza di trasparenza nella pubblicazione degli atti relativi a ciascun bando, la mancata rotazione degli inviti così che le stesse aziende si sono aggiudicate gare per importi da 400, 800mila euro, in un momento storico particolarmente difficile a causa della pandemia da Covid. Ancora. Nella missiva si fa cenno persino alla mancata cancellazione dagli elenchi delle imprese cui rivolgersi, di aziende che, nel frattempo, erano state raggiunte da interdittiva antimafia, cancellazione prevista d'ufficio dal Regolamento interno di Arca e che vale per due anni, salvo domanda di reiscrizione.


Se tali irregolarità segnalate da Zappatore prefigurino la commissione di qualche reato potrebbe presto essere la Procura a dirlo, perché la strada aperta dalla lettera firmata dal direttore generale ha già messo sull'avviso l'Oiv e l'Anac, l'Autorità Anticorruzione.


Al momento, di certo - e qui siamo al dopo-lettera -, c'è che il direttore generale di Arca si è dimesso poco meno di un mese fa senza che dalla Regione Puglia si battesse ciglio. E che il clima di tensione, la guerra di carte bollate, ha finito per avvelenare una delle stazioni appaltanti più grandi del Salento - movimenta ogni anno opere e cantieri per circa 50 milioni di euro -, centro nevralgico di gestione degli alloggi popolari di tutta la provincia.
P.Anc.
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Quotidiano Di Puglia