Cartoline con un segreto sotto il francobollo. L’amore a distanza, al tempo di guerra, si alimentava, talvolta, grazie a piccole comunicazioni “off limits”,...
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“Ricevi i più cordiali saluti. Tuo Antonio”, scritto bello grande da una parte, e “Tanti bacioni sulle tue labbra di rosa”, in scrittura minuscola, dall’altra. L’altra era quella che mamma, papà, zii, vicini, il postino o qualunque altro funzionario non avrebbero mai dovuto vedere.
Ingegnarsi a trovare un codice, a distanza, tra innamorati. Come Antonio e Lucia, ventenni o quasi tra il 1939 e il 1945. Lei a Tuglie e lui in Piemonte, da cui inviava romantiche cartoline con soli e semplici “saluti”, mentre i proibiti “baci” finivano nello spazio che poi sarebbe stato coperto dal francobollo. Mini scritture che Lucia svelava in grandissimo segreto, umettando la zona, con un po’ di calore, con dedizione e attenzione, per non cancellare la scritta che veniva fuori solo una volta staccato il bollo. Letteratura erotica in miniatura, che provocava fremiti, nella semplicità dell’espressione, dalla grande portata, nella misura in cui faceva riferimento a parti del corpo, anche solo labbra da baciare.
“Baci amore tanto tanto”. “Tanti baci amore mio, ti penso sempre”. Mentre nella parte “pubblica” della cartolina si leggeva “Sempre pensando a te”, “Ti invia tanti saluti chi sempre ti pensa”.
A testimoniare, custodire memoria e raccontare di questo scambio epistolare a due facce è Annarita Merenda, figlia di Antonio e Lucia. É lei a conservare oggi le cartoline in questione, che sono quelle ricevute e conservate per quasi ottanta anni dalla madre.
«I miei genitori si fidanzarono nel ’37, poi mio padre partì in guerra due anni dopo circa. Stette lontano fino al ’45, tornando solo un paio di volte in otto anni - dice - la loro era una storia simile a molte altre: capitava spesso che ci si fidanzasse, se non addirittura sposasse, conoscendo ben poco l’uno dell’altro in realtà. Tutto era più lento ma è bastato un “tegnu pensieri pe teve” a sancire un legame prima della partenza a causa del conflitto in corso, con l’ovvio coinvolgimento della famiglia di entrambi». Il resto è cresciuto per anni nella lontananza, coltivando amore e desiderio. Alla fine della guerra il rientro, nel ’47 il matrimonio, sei figli, una vita insieme, da contadini, ad Alezio, di cui era originaria la famiglia di lei. «Conservo queste cartoline con emozione e tenerezza - dice Annarita - anche se lei, mia madre, quando facevo domande sui messaggi sotto il francobollo minimizzava e diceva ‘ma cce bb’eramu fessi’». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia