«Quel pomeriggio mi ritrovai in pochi istanti all'inferno. Sono trascorsi 27 anni da quel maledetto giorno ma ancora il dolore e l'angoscia non passano. Sono...
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Insieme con il giudice Paolo Borsellino morirono anche cinque agenti di scorta: Eddie Cosina, Walter Li Muli, Emanuela Loi, Agostino Catalano e Claudio Traina. Vullo, all'epoca, era in servizio come autista. Quel giorno si salvò solo per un caso fortuito. Nel momento in cui il giudice Borsellino e i cinque colleghi della scorta scendevano dall'auto per andare a citofonare alla madre del giudice in via D'Amelio, Vullo era tornato indietro a parcheggiare meglio la macchina
«Mentre ero girato con il viso per fare retromarcia, ho sentito un'ondata di calore infernale e poi il boato. Sono sceso dall'auto che era già in fiamme. Intorno a me era tutto buio», racconta con un filo di voce. E rivela che mai, «nessuno di noi era stato prima in via d'Amelio». «Io conoscevo la zona e quel giorno aprii il corteo di auto blindate. Quando arrivammo vedemmo subito quelle macchine parcheggiate dove non potevano stare». «L'esplosione non avvenne subito, ma solo dopo che il giudice e gli agenti di scorta erano già all'interno del cortile».
Sono attimi. E Antonino Vullo si sente schiacciare «da una fortissima pressione dentro la macchina». Scende dall'auto, si mette le mani nei capelli, inizia a girovagare. Non sa quanto tempo passa. Ma all'improvviso si rende conto che cammina sui resti di un piede. Il piede mozzato di un collega morto nella strage. Poi il buio. E quel dolore sordo che non è mai passato.
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Quotidiano Di Puglia