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Quando nel 1971 Claudio Paniccia crea l’azienda Ica nel suo garage di Civitanova Marche, l’acronimo Esg non è ancora stato coniato, anche se le preoccupazioni per lo stato di salute del pianeta iniziano ad emergere nel nostro Paese e fuori.
L’idea del fondatore (scomparso un mese fa all’età di 98 anni) è fare qualcosa di diverso e di meglio rispetto a quello che il mercato offre, nel settore maturo delle vernici per legno.
L’ASPIRAZIONE
«La nostra aspirazione è sempre stata fare un prodotto sostenibile ma anche bello - osserva Andrea Paniccia, direttore generale che appartiene alla terza generazione - le due cose non sono assolutamente in contrasto». Fin dall’inizio, c’è stata una fortissima attenzione alla ricerca e oggi nei laboratori lavorano 60 persone: «Siamo in ottimi rapporti con l’università di Camerino e molti dei nostri chimici vengono da lì, riusciamo a essere per loro un polo di attrazione». Schivando così quello che di questi tempi è il problema numero uno per molte imprese: trovare le giuste competenze. Da qualche anno poi è nata Ica Academy, ente formativo che vuole essere un punto di riferimento per i talenti. Anche con il portale Icacademy.it, raccoglitore digitale nel campo della ricerca green, che offre webinar, corsi, pillole interattive, video e tutorial. Ica è un’azienda essenzialmente B2B: lavorando con produttori che utilizzano le sue vernici ha la possibilità di accompagnarli anche attraverso una serie di servizi e soluzioni, che stanno diventando sempre più digitali. E in questo modo li aiuta ad aumentare a loro volta la propria sostenibilità. L’ultima frontiera tecnologica è la linea Bio, realizzata con materiali rinnovabili nella logica dell’economia circolare ed offerta anche al mercato del “fai da te”. Il futuro? «Continueremo a studiare prodotti sempre più sostenibili e ad ampliare la nostra gamma - spiega Paniccia - ma anche ad investire sull’internazionalizzazione». Un obiettivo ambizioso, per chi ha già 15 mila clienti in oltre 80 Paesi del mondo.
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