La Giustizia è in fase di revisione, non senza malumori. E con il focus del Guardasigilli, Andrea Orlando, che ieri pomeriggio ha partecipato a un incontro organizzato...
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Quanto alla riforma della giustizia, la disamina è stata approfondita. Orlando ha argomentato per un’ora, cercando di fornire risposte puntuali alle osservazioni mosse dal presidente del Tribunale di Brindisi, Alfonso Pappalardo, al procuratore della Repubblica, Marco Dinapoli, al presidente della sottosezione Anm, Maurizio Saso, al presidente della Camera penale, Fabio Di Bello e al presidente dell’ordine degli avvocati, Carlo Panzuti. Ha moderato l’avvocato Augusto Conte. Saso ha ribadito i punti salienti della posizione Anm, elencando tutte le priorità: dalla sostanziale riduzione delle materia da analizzare a processo, al ripensamento e alla semplificazione del sistema delle impugnazioni. L’abbreviazione della durata del processo penale e civile, il potenziamento delle strutture, la revisione della distribuzione della pianta organica dei magistrati e del personale amministrativo, la revisione dell’apparato sanzionatorio.
«Tutti punti contenuti nella riforma» ha ribattuto Orlando che ha anche provocatoriamente sottolineato come le toghe non abbiano alzato le barricate per le depenalizzazioni, così come fatto invece per le ferie. Di Bello ha invece puntato tutto sulla necessità di riformare il titolo IV della Costituzione e ha mosso censure sull’innalzamento delle pene. Il presidente del Tribunale, Alfonso Pappalardo, dopo aver spiegato, non senza un pizzico di orgoglio, l’efficienza degli uffici giudiziari di Brindisi, una sorta di “modello”, come specificato dal procuratore Marco Dinapoli, ha puntato il dito contro la tendenza ad abusare della decretazione d’urgenza per legiferare.
Il Guardasigilli ha parlato a lungo. Ha affrontati i temi dell’affollamento delle carceri, del costo della giustizia. Della necessita di un ripensamento della distribuzione dei magistrati, tenuto conto anche della presenza certificata della criminalità organizzata nel Nord Italia. Della riforma penale e della necessità che tra le posizioni degli avvocati e quelle dei magistrati si trovi una mediazione.
«Mi piacerebbe che l’Anm ogni tanto facesse un minimo di autocritica – ha detto – ammettendo che ci sono pratiche nelle procure che non aiutano il processo. E che gli avvocati, pure, non si sottraessero a riconoscere che in taluni casi ci sono termini troppo lunghi».
Il nodo principale resta la prescrizione, da affrontare con concretezza partendo dall’analisi delle criticità che sono di diversa tipologia.
Infine la responsabilità civile dei magistrati e le risorse necessarie, anche per fare le riforme. Gli applausi al ministro sono giunti per lo più dall’avvocatura. Meno dai magistrati presenti. Sintomo chiaro, trasposizione netta di una percezione non di assoluto gradimento dell’operato del Governo da parte delle toghe.
«Stiamo portando avanti un percorso – è il pensiero del ministro - abbiamo affrontato alcune disfunzioni gravi che esistevano nel civile, abbiamo iniziato anche a fare alcuni interventi nel penale e adesso è arrivata la ora possibilità di un’approvazione complessiva di una riforma, il nostro processo offre molte garanzie ma nel corso del tempo si è allungato troppo e questo rischia invece di compromettere le garanzie e di rendere più difficile la certezza della pena. Dentro il quadro in cui l’Italia cambia anche il processo ela giustizia possono cambiare. Questo sforzo e a portata di mano».
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Quotidiano Di Puglia