Matrimonio tra carabiniere e parrucchiere, il sindacato: «Chi si ama non infanga la divisa»

Matrimonio in grande uniforme tra carabiniere e parrucchiere, dopo le polemiche interviene anche il Nuovo sindacato carabinieri in difesa della coppia: "Chi si ama non...

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Matrimonio in grande uniforme tra carabiniere e parrucchiere, dopo le polemiche interviene anche il Nuovo sindacato carabinieri in difesa della coppia: "Chi si ama non infanga la divisa", dichiara il segretario generale Massimiliano Zetti.

«Dopo tanto clamore suscitato dalla notizia dell'unione civile vestendo la grande uniforme storica dell'Arma dei Carabinieri - scrive Massimiliano Zetti, segretario generale del Nuovo Sindacato Carabinieri - da parte dell'Appuntato Angelo Orlando con il suo compagno Giuseppe Pezzuto, ma aggiungo anche l'unione civile tra la Vicebrigadiere Elena Mangialardi e la sua compagna Claudia De Dilectis avvenuta l'anno scorso, voglio far rilevare l'ipocrisia, la mediocrità e la chiusura mentale in termini di diritti, da parte di molti e forse troppi colleghi».



«Ho sentito parlare nei casi più gravi di insulto ed offesa all'uniforme e il che la dice lunga sulla consapevolezza dei propri diritti, ma soprattutto su come deve essere un bravo Carabiniere. Ritengo - prosegue Zetti - che la gloriosa uniforme che indosso da 36 anni venga infangata e il giuramento violato da chi ha rubato, rapinato, spacciato droga, o si è impossessato di denaro o altra cosa mobile commettendo il reato di peculato, oppure abbia utilizzato in maniera sconsiderata e in maniera arbitraria lo strumento della disciplina militare per imporre il dominio ed esercitare il potere in maniera autoritaria poiché privi di autorevolezza. Noi – continua Zetti - abbiamo nell'Arma dei Carabinieri, colleghi (di ogni grado) che hanno ricevuto condanne definitive e che indossano ancora l'uniforme e sono in servizio, segno evidente che l'Amministrazione ha deciso che erano comunque meritevoli di rimanere in servizio dando loro una seconda possibilità, mentre altri per paradosso, sono stati cacciati per dei tatuaggi visibili sulle braccia e sulle mani. Abbiamo sostenuto battaglie anche a favore di ufficiali tatuati fino all'avambraccio, costretti per scelta a portare calzemaglie di copertura color pelle o tenere le maniche abbassate durante l'estate, e anche se qualcuno ci ha ripagato denunciandoci alla Procura Militare, non serbiamo rancore. L'esercizio di un diritto e la libertà – conclude -  sono valori altissimi non negoziabili e ci batteremo sempre per i diritti degli ultimi poiché il nostro faro è la Costituzione Repubblicana».  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia