Incastrato da Facebook e da una videocamera: arrestato attentatore

Incastrato da Facebook e da una videocamera: arrestato attentatore
I Carabinieri di San Vito dei Normanni hanno arrestato Giuseppe Diamante, 38enne di Latiano, accusato di danneggiamento, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I Carabinieri di San Vito dei Normanni hanno arrestato Giuseppe Diamante, 38enne di Latiano, accusato di danneggiamento, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi clandestine.

Diamante aveva collaborato con il complice Antonio Di Cataldo, ucciso dal padre nel corso di una lite famigliare, il 31 maggio 2016, nel compiere un atto intimidatorio nei confronti della madre di un pregiudicato, in stato di detenzione. L’atto sarebbe da ricondurre alle vicende giudiziarie del figlio e i due avevano esploso sei colpi di pistola all’indirizzo della porta dell’abitazione d’ingresso dell’abitazione della donna.
L’arresto è stato eseguito in seguito all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, su richiesta della locale Procura della Repubblica, Pierpaolo Montinaro, che hanno condiviso gli elementi forniti dai carabinieri nel corso delle indagini.
Gli elementi che hanno portato all’arresto di Diamante e all’individuazione del complice sono stati acquisiti grazie alle immagini di un impianto di videosorveglianza presente nella zona dove sono avvenuti i fatti, e grazie alle analisi tecniche del Ris che ha accertato che la pistola che aveva ucciso  Di Cataldo era la stessa usata per compiere l’atto intimidatorio.
Le inequivocabili immagini riprendono la massiccia figura di Diamante, comprese le braccia con vistosi tatuaggi, nel mentre faceva da “palo” all’azione di fuoco, compiuta dal suo amico e complice Di Cataldo.
Alla completa identificazione di Diamante si è giunti anche utilizzando le indagini trovate su un noto social, in particolare grazie a una sua foto che lo ritrae con indosso la stessa maglietta avente usata la notte del delitto.
Ulteriori elementi sono stati forniti dai contatti telefonici tra i due poche ore prima del danneggiamento.
Infine, la svolta nell’indagine è stata data proprio dal tragico evento del 26 luglio 2016. Quel giorno a Latiano si verificava l’omicidio Di Cataldo, ferito mortalmente dal padre Cosimo nel corso di una lite. L’autore dell’omicidio quella sera usa una Smith & Wesson calibro 38 illegalmente, detenuta proprio dal figlio, ed esplode alcuni colpi di pistola uccidendo il figlio.

I carabinieri vengono in possesso dell’arma che, sottoposta a sequestro in seguito al delitto, è stata inviata ai Carabinieri del Ris che, in costante contatto con l’Arma di San Vito dei Normanni, hanno accertato la compatibilità tra i due episodi accertando la corrispondenza tra le ogive trovate a casa della donna con la pistola usata per l’omicidio. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia