Francavilla, un altro bando va deserto per il Centro intermodale

Francavilla, un altro bando va deserto per il Centro intermodale
Qualcuno, incuriosito, sarebbe anche andato a vederlo per un sopralluogo. Poi, però, si è tirato indietro. Non lo vuole proprio nessuno il centro di carico...

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Qualcuno, incuriosito, sarebbe anche andato a vederlo per un sopralluogo. Poi, però, si è tirato indietro. Non lo vuole proprio nessuno il centro di carico intermodale di Francavilla Fontana. Cattedrale nel deserto costata milioni di euro, ancora oggi capace di produrre costi e nessun beneficio. E così continuerà ad essere, visto che il bando sulla locazione della struttura, diroccata, sporca e inutilizzabile, è andato deserto. Il termine per la presentazione delle domande, già prorogato a settembre, è scaduto a mezzogiorno dello scorso 30 novembre. Non è stata presentata alcuna offerta. Non era certo imprevedibile, a fronte dei guai di quell'interporto mai entrato in funzione e di un canone locativo richiesto dall'amministrazione pari a 180mila euro annui.

Nessuna offerta

Non lo vuole nessuno, il centro di carico intermodale di contrada Tiberio, a Francavilla Fontana. E quelle importanti novità annunciate in primavera son rimaste vacue speranze. Altro che Zes o PNRR, altro che rilancio. L'interporto resta inutile, costoso, pericoloso. La base d'asta, in primavera, era stata quantificata dagli uffici Comunali in 180 mila euro all'anno. Da questa cifra, soggetta al rialzo in fase di gara, potevano essere scomputati in parte i costi per il risanamento e la rifunzionalizzazione degli immobili. L'amministrazione ci credeva davvero, tanto che il sindaco Antonello Denuzzo, all'epoca, spiegò come l'avvio dell'asta pubblica segna una discontinuità netta tra le promesse del passato, precocemente naufragate, e la possibilità di un concreto rilancio dell'intermodale. La comunità su questo bene ha investito più di 6 milioni di euro per un progetto ormai fuori dalle logiche di mercato. Con questa procedura pensiamo sia possibile recuperare l'area e, allo stesso tempo, portare sul territorio investimenti e nuova occupazione.

Non è andata bene. E le promesse, almeno per il momento, si scontrano con la dura realtà dei fatti. Ovvero, un monumento allo sperpero che si estende su una superficie di circa 12 ettari con un piazzale esterno per la sosta degli automezzi di 400 metri quadri. La struttura originaria si sviluppava in 5 capannoni di circa 2.000 metri quadri e un edificio per uffici di 3000 metri quadri. Da brochure, insomma, quel bando sembrava un affare, ma le condizioni di degrado in cui versa l'area, abbandonata al suo destino da decenni e preda di vandali, lascia pochi margini imprenditoriali a chiunque.

Alla società locataria, come da bando di gara, spettava per altro l'onere di realizzare, con spese a proprio carico, le opere volte al recupero funzionale e all'agibilità della struttura. L'importo di tali lavori doveva essere scomputato dal canone di locazione stabilito per l'utilizzo del plesso fino alla concorrenza dei 2/3 del suo complessivo ammontare. Calcolatrice alla mano, un'impresa a fondo perduto, coraggiosa e rischiosa. Evidentemente troppo. Nel 2011 e nel 2012 l'ufficio Tecnico dovette murare gli ingressi dei vari capannoni per impedirne gli accessi, ripetutamente violati. Nell'ottobre 2012 la Procura regionale della Corte dei Conti di Bari accese i riflettori su quest' opera pubblica acquisendo tutta la corposa documentazione.
 

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Quotidiano Di Puglia