ROMA - Operazione antiterrorismo della Polizia: un cittadino congolese, in passato ospite del Centro per rifugiati di Brindisi, è stato arrestato, mentre un marocchino,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In manette, con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale, è finito Lutumba Nkanga, congolese di 27 anni e residente in Germania, mentre il marocchino Soufiane Amri, il ventiduenne che era in contatto con l'attentatore di Berlino, è stato espulso dall'Italia. Entrambi, dicono gli investigatori, avevano aderito all'Isis ed erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio, in diversi scenari operativi. Le indagini e le attività tecniche, svolte con il supporto del Servizio centrale Antiterrorismo e del Servizio di cooperazione internazionale, hanno inoltre consentito di individuare e neutralizzare i progetti della cellula, che era composta da 11 membri. Le indagini sul conto del congolese sono iniziate il 24 dicembre 2016, pochi giorni dopo l'attentato di Berlino, quando gli investigatori iniziano a cercare eventuali contatti tra Anis Amri (autore dell'attentato) e altri complici. Nel cellulare di Nkanga vengono trovati video di decapitazioni e di esecuzioni, azioni militari compiute dall'Isis in scenari di guerra, materiale ritenuto originale e non scaricato da internet. A quanto emerso il materiale di propaganda era stato ricevuto attraverso Telegram, mentre per le conversazioni venivano utilizzati WhatsApp, Viber e Facebook.
«Riducete le loro città in cenere e macerie»
Un messaggio lungo 13 pagine. Memorizzato sulla scheda di memoria del Samsung di Nkanga Lutumba e subito notato dagli investigatori. Ritenuto dai magistrati una “prova inequivoca dell’adesione ideologica di Lutumba all’Isis”.
Era stato ricevuto nel novembre 2016 attraverso una connessione bluetooth.
Questi i passaggi ritenuti di maggior rilievo: «Fate scorrere fiumi del loro sangue, rendete le loro città cenere e macerie. Marciate con la benedizione di Allah, poiché questa guerra è la vostra guerra. Attaccano le vostre nazioni con la scusa di aggredire lo stato islamico e non le lasciano finché non uccidono vostri mariti e qualche volta prendono prigioniere le vostre mogli e bambini. Non vedete che le città si svuotano e si riempiono delle peggiori creature create da Allah. Guardate le loro bandiere mentre vi combattono, vogliono diffondere le immoralità».
E poi ancora: «I piani e le strategie dei Romani sono ancora attuali e proseguono, addirittura sulla penisola di Muhammad, collaborano militarmente con quelle nazioni del Kufr per combattere l’Islam».
Quindi: «Loro sono la testa di ogni catastrofe. Procedete con un attacco dopo l’altro contro di loro, ricordate il testamento del vostro Profeta, sull’isola degli Arabi non possono esserci due religioni insieme. La Turchia, prendete l’aiuto di Allah e attaccatela».
Nella stessa memoria proclami e immagini acquisiti dalla piattaforma Telegram, un servizio di messaggeria estremamente “sicuro” e in grado di eliminare i messaggi subito dopo la lettura.
Le chat sono state ricostruite e visualizzate in chiaro. Non è stato sempre possibile individuarne gli interlocutori. Ma sono state svelate, attraverso di esse, anche le precauzioni assunte per evitare di essere scoperti: evitare indumenti come il qamees, turbanti e barbe al volto. Vestire, insomma, all’occidentale, per sviare le forze dell’ordine. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia