OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
I resti di grandi vasche per la raccolta del sale, risalenti al Medioevo, sono stati scoperti in mare aperto, a sud di Brindisi, dal sub ambientalista tarantino Fabio Matacchiera. Le imponenti strutture artificiali di pietre a secco sommerse a 500 metri dalla costa, secondo gli esperti, sarebbero state realizzate per la raccolta e la produzione del sale, dall’anno 1000 fino al 1700, prima di essere sommerse dal mare.
La scoperta
Matacchiera ha individuate 2 “saline” grazie all’ausilio di un drone e di foto satellitari («possono essere riconosciute solamente dall’alto»), nonché di ricognizioni subacquee: da quanto riferito, sembrano inedite e mai studiate e giacciono su un fondale di soli due metri. Una ricerca approfondita dello stesso Matacchiera avrebbe accertato che non esistono riferimenti su questo specifico ritrovamento: si sa, invece, dai documenti di archivio, che almeno dall’anno 1000 in quelle aree del brindisino vi fosse una intensa attività di raccolta e di produzione del sale, proprio attraverso enormi vasche rettangolari situate a terra, a immediato contatto col mare. L’acqua marina, decantando e asciugandosi al sole, rilasciava i cristalli di sale.
Sulla loro origine si è espresso Mario Lazzarini, noto studioso di archeologia: «Nei documenti d’archivio risulta che a Brindisi nel Medioevo vi erano diverse saline, ma le più importanti erano quelle a sud della città sul tratto di costa che va da Punta Torre del Cavallo a Punta della Contessa».
Da recenti studi sia archeologici sia geologici, sottolineano, si calcola che il livello del mare negli ultimi 2000 anni si sia innalzato di 2,50 metri circa. «Ma dirlo così è una cosa, vederne in maniera così chiara e sorprendente gli effetti è un’altra. Forse le vere Saline di Brindisi erano lì, in mezzo a quello che oggi è mare aperto». Anche la soprintendente Barbara Davidde è stata allertata sulla individuazione delle strutture («rinforzate e ristrutturate in varie epoche per proteggerle dalla incessante erosione marina»), che potrebbero fornire ulteriori indicazioni sulla produzione del sale in questa zona. «La produzione del sale marino nell’antichità era una attività economica molto redditizia e diffusa soprattutto nelle aree costiere basse e soleggiate del Mediterraneo. Il sale era fondamentale non solo per l’alimentazione umana e animale, ma soprattutto per la conservazione di alimenti quali carne e pesce, in mancanza degli attuali sistemi di congelamento o surgelamento. Famose erano le saline tra Ostia e Fiumicino, sul litorale laziale, da dove il sale raggiungeva Roma sul Tevere e proseguiva con carovane verso l’Appennino lungo quella che appunto fu chiamata “via Salaria”».
[RIPRODUZ-RIS]© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia