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Una assoluzione e due condanne ridotte ridotte nel processo d'appello sulla morte del ricercatore-tirocinante tarantino Paolo Rinaldi, deceduto a 29 anni il 21 ottobre del 2010 nel distacco di una parte della falesia dell'oasi protetta di Torre Guaceto (marina di Carovigno, in provincia di Brindisi). I giudici della Corte d'Appello di Lecce hanno riformato la sentenza di primo grado del 30 giugno del 2017 decisa dall'allora togato del Tribunale di Brindisi, Giuseppe Biondi.
Le decisioni in appello
E' stato assolto l'allora presidente del consorzio di gestione, Giuseppe Epifani, che in primo grado era stato condannato ad un anno e mezzo di reclusione (è difeso dagli avvocati Karin Pantaleo e Vincenzo Farina). Due anni sono stati inflitti al direttore Alessandro Cicolella (3 ann in primo grado, avvocato Gian Vito Lillo); ed un anno a Franco Marinò (due anni in primo grado, avvocato Massimo Manfreda), con il compito di accompagnare i tirocinanti-ricercatori. Cicolella e Marinò sono stati, inoltre condannati, al pagamento delle spese sopportate in questo perocesso dai familiari del giovane ricercato deceduto 13 anni fa. Il processo d'appello ha poi confermato per il resto la senza di primo grado, le motivazioni saranno depositate entro tre mesi.
Il primo processo
Il processo di primo grado aveva stabilito che furono negligenza, imprudenza e imperizia a determinare la tragedia del ricercatore travolto dalla falesia “killer”.
La tragedia
I fatti risalgono all’ottobre del 2010: Rinaldi stava effettuando con altri colleghi uno studio sull’erosione costiera. Fu investito da una frana distaccatasi dalla falesia, secondo quanto fu accertato dallo Spesal. I detriti gli causarono un grave politrauama da schiacciamento. Gli accertamenti furono condotti dallo Spesal della Asl di Brindisi, competente in materia di infortuni sul lavoro. Nel capo di imputazione formulato dal pubblico ministero Antonio Costantini si legge che gli imputati: “in cooperazione fra loro, con più condotte attive ed omissive, anche indipendenti, cagionavano il decesso di Paolo Rinaldi che, unitamente ad altro tirocinante nell’ambito dell’attività formativa di specializzazione organizzata dalla Universus sulle tecniche gis per la gestione delle coste delle aree rurali, stava effettuando con l’uso di un apparato mobile gps uno studio sulla implementazione dei dati topografici in possesso del consorzio di Torre Guaceto sul fenomeno della erosione della costa”. Fu una tragedia, sempre secondo l’accusa, causata da “colpa generica, imprudenza, negligenza e imperizia”. “Il luogo ove il Rinaldi stava effettuando il rilevamento era notoriamente e da tempo caratterizzato - prosegue - dal rischio di frana, tanto più accentuandosi, a ridosso dell’evento, a causa delle particolari condizioni meteo-marine e delle forti e pregresse piogge che avevano interessato la zona, per altro priva di adeguata segnalazione di pericolo, ed ove i tirocinanti, senza aver ricevuto alcuna informazione sulla pericolosità del luogo, né alcun addestramento o istruzione sulle misure di precauzione da adottare, erano stati guidati anche come garante della sicurezza, da Franco Marinò, persona priva di formazione e competenza in materia che comunque aveva assunto l’incarico anche a salvaguardia della incolumità fisica dei soggetti affidatigli”.
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