Sequestrati beni per 2,5 milioni di euro all'ex boss del contrabbando

Sequestrati beni per 2,5 milioni di euro all'ex boss del contrabbando
Beni per oltre 2 milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce e di Padova, in esecuzione di un decreto di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Beni per oltre 2 milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce e di Padova, in esecuzione di un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Brindisi, Sezione Misure di Prevenzione, ai danni di  Giuseppe D'Onofrio.

Il sequestro ha interessato la porzione di un immobile di pregio - la storica “Barchessa di Villa Molin” - ubicato a Padova (di proprietà della moglie di D’Onofrio, Annalisa Brondin), nonché le quote di capitale sociale della società “I Trulli Srl” con sede a Padova.

I precedenti giudiziari di D'Onofrio, pugliese di origini ma ormai noto commerciate nell’area veneta, delineano la sua figura di esponente di vertice di organizzazione criminale dedita al contrabbando di tabacchi lavorati esteri negli anni ’80 e ’90), con precedenti specifici anche per traffico di stupefacenti e furto.
 
Le indagini partite dalla Procura di Padova e successivamente trasmesse alla magistratura brindisina, ha consentito alla Dia di documentare la riconducibilità a D’Onofrio di tutti i beni oggetto di sequestro, acquistati con risorse provenienti da attività delittuose.
In particolare, è stato possibile evidenziare come le disponibilità economiche investite per l’acquisto dell’immobile e per l’avvio dell’azienda “I Trulli Srl” non potessero essere ascritte ad entrate lecite, in quanto sia D’Onofrio che la moglie avrebbero dichiarato, nel tempo, redditi pressoché insistenti. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia