Non era un contraffattore, non era un falsario, non era un trafficante d’indumenti farlocchi; non era nulla di tutto ciò. Era semplicemente uno che ci era cascato, suo malgrado. Quel giorno di tre anni fa, si collegò ad Amazon, trovò una t-shirt che gli piaceva e in tutta tranquillità se la comprò usando la sua stessa carta prepagata. Costo totale: 23 euro. Infausto protagonista dello strano caso, finito nientemeno che nelle aule giudiziarie, un oggi 57enne operaio di Francavilla Fontana.

I fatti

Nel 2019, navigando in internet, s’imbatté in un capo d’abbigliamento che gli piacque e decise di mettere mano al portafoglio per portarselo  a casa. Quel capo, infatti, gli arrivò puntualmente a casa dopo pochi giorni. Trascorse qualche altro giorno e lo sfortunato acquirente si trovò a casa  la guardia di finanza, concentratasi su di un presunto giro di contraffazioni e commercializzazione di prodotti tarocchi. La Prefettura, dopo perquisizione e sequestro, gli comminò una sanzione amministrativa superiore ai 200 euro. Una sanzione ritenuta ingiusta dal diretto interessato, che si rivolse immediatamente al suo avvocato. Ne è seguito un ricorso al giudice di pace di Brindisi, Maria Romanazzi, che oltre ad aver accolto in toto le rimostranze della difesa, ha anche condannato la prefettura ad accollarsi le spese di un processo che – a quanto si legge – neppure avrebbe dovuto o potuto esserci.