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Ha una sicurezza che fa quasi rabbia. Una superiorità che potrebbe sembrare strafottenza. Eppure, non è così. L’olandese ha la considerazione massima di ognuno dei suoi colleghi. Consapevoli tutti che, in quasi tre quarti di secolo di storia della F1, non c’è mai stata un’era con una superiorità tanto disarmante. Un binomio talmente infallibile da apparire perfetto. Da una parte, il vero predestinato: un bambino prodigio plasmato dal giovane papà anche lui driver di F1. Dall’altra, forse l’ultimo capolavoro dell’ingegnere che ha caratterizzato i 35 anni di epopea della velocità a cavallo dei due millenni. Sfornando opere d’arte in carbonio una dietro l’altra. La Williams, la McLaren e poi due cicli in Red Bull dove si è esaltato a cucire addosso altrettanti razzi a sbarbatelli diventati eroi (Vettel e Verstappen).
Le monoposto di Adrian Newey sono sempre state armi letali, dai tempi di Mansell e di Senna.
Ipotecato il terzo titolo consecutivo, l’olandese-belga punta a far vincere alla sua squadra tutte le 22 gare in calendario quest’anno, una manovra che sarebbe mitica. Ieri la corsa è stata tremendamente difficile, ma lo scettro è sempre stato saldamente nelle sue mani. Mai come quest’anno si è corso sotto l’acqua. Anzi, peggio, in condizioni pessime, con piccoli nubifragi alternati da giri con l’asfalto completamente asciutto. Un tempo si diceva una lotteria: un trabocchetto dietro ogni curva, correndo alla cieca dentro una nuvola d’acqua. Safety car, bandiera rossa, danza delle soste ai box. Dietro all’extraterrestre ha chiuso uno spaziale Alonso. Poi, sul podio, anche l’ottimo Gasly con l’Alpine. Quindi Perez, sempre deludente, Sainz, con una sbiadita Ferrari, ed Hamilton. Leclerc non ha visto il traguardo perché ha danneggiato l’ala anteriore nel contatto con Piastri che ha a sua volta compromesso il fondamentale fondo. Non c’erano le condizioni per fare molto di più.
Carlos non ha evitato di criticare la vettura: «Un buon risultato, abbiamo tenuto dietro macchine più veloci della nostra. Ormai abbiamo avuto la conferma che i tracciati lenti ad alto carico non fanno per noi. Ora andiamo a Monza, pista rapida simile a Spa e sono più fiducioso». Decisamente più allegro Vasseur, che sta interpretando al meglio questo periodo di transizione che separa da una, speriamo, ritrovata competitività: «Carlos ha corso bene, Charles è stato sfortunato. Era difficile, in molti hanno faticato. Dobbiamo mettere insieme tutto quello che abbiamo per ottenere il risultato migliore. Si può. Il problema ai box? Sciocchezze, succede. Leclerc ha avvisato all’ultimo e le gomme non potevano essere pronte. Comunque meglio così, sarebbe stato peggio fare un altro giro con le slick sull’acqua...».
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