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Un gruppo di giovani di età compresa tra i 18 e i 22 anni ad Andria avrebbe gestito le piazze dello spaccio e se qualcuno dei clienti non riusciva a saldare il debito per l'acquisto di marijuana, hascisc e cocaina, si passava alle estorsioni.
È quanto hanno ricostruito i carabinieri nell'ambito dell'operazione denominata Exit che ha portato alla esecuzione di misure cautelari e divieti di dimora. Nello specifico due persone sono finite in carcere, una agli arresti domiciliari e per altre dieci è stato previsto il divieto di dimora ad Andria.
Le accuse
Per tutti le accuse contestate, a vario titolo, sono detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Nel corso degli accertamenti è emerso che gli indagati, di cui 12 andriesi e uno residente in Austria per cui è stato emesso un mandato di arresto europeo, avevano come base la città di Andria e che «in modo stabile e duraturo» spiegano gli investigatori si sarebbero occupati «dello smercio al dettaglio di marijuana, hashish e cocaina» potendo contare su un ampio numero di acquirenti tutti locali a cui avrebbero rivolto «condotte estorsive» se «incapaci di saldare i debiti contratti dalla compravendita dello stupefacente».
L'attività investigativa, coordinata dalla Procura di Trani, è stata condotta dai carabinieri della stazione e della compagnia di Andria.
La droga recensita in chat
Droga ordinata e recensita tramite chat.
Sarebbero i pusher del gruppo che si occupavano delle consegne e che finivano per diventare in vittime. Perché «se i pagamenti erano lenti, i presunti vertici del gruppo toglievano loro un documento, come la patente di guida oppure danneggiavano le loro auto», ha spiegato nel corso della conferenza stampa il capitano della compagnia carabinieri di Andria, Pierpaolo Apollo, evidenziando che le indagini, condotte tra il 2020 e il 2022 e coordinate dal pm Francesco Tosto, si sono «avvalse della collaborazione della cittadinanza che ha sporto denuncia per danneggiamento». L'inchiesta, chiamata Exit, ha consentito di rivelare che i presunti capi si occupavano dell'approvvigionamento di cocaina e hashish, della produzione di marijuana e della gestione di una «cassa comune utile al pagamento settimanale dei pusher che dipendeva dalla quantità di droga venduta e all'acquisto di quanto serviva per il confezionamento delle dosi», ha spiegato il capitano rimarcando la giovane età dei pusher «attratti dal guadagno facile che lo smercio ha offerto». «L'operazione di oggi è valida per tre motivi - ha dichiarato il colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei carabinieri della Bat -: il primo è che l'attività della stazione carabinieri parte non solo dalla mera osservazione del territorio ma anche dalla interazione con la cittadinanza; il secondo riguarda il contrasto delle attività illecite nelle aree urbane degradate e il terzo è lo sviluppo della relazione di cooperazione internazionale di polizia perché uno degli indagati è stato rintracciato in Austria e un altro a Malta».
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