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«Le modalità di tale dazione sono chiaramente dimostrative di pregressi accordi e della conseguente consapevolezza, da parte del Lerario, di ciò che stava ricevendo. Tale aspetto, tutt'altro che secondario, denota da un lato la consapevolezza dell'illiceità della condotta, dall'altro la coscienza e la volontà di mercificare la propria funzione, adottando atti contrari alla legge dietro il corrispettivo di denaro».
La condanna
Questo è uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui, a marzo, il gup di Bari Alfredo Ferraro ha condannato (in abbreviato) a 5 anni e 4 mesi di reclusione l'ex dirigente della protezione civile pugliese, Mario Lerario, e a 4 anni l'imprenditore Luca Ciro Giovanni Leccese.
«Tali condotte - si legge ancora - possono in effetti sorgere solo in capo a chi è consapevole di porre in essere delle irregolarità. Una così profonda attenzione finalizzata a eludere eventuali intercettazioni non può che essere valorizzata nel senso di coscienza del disvalore delle proprie condotte, soprattutto se l'epilogo è costituito dalla ricezione di una mazzetta», scrive ancora il gup.
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