All'istituto Romanazzi di Bari, una normale giornata di scuola si è trasformata in un incubo per il professor Pasquale Pellicani. È lui a raccontare nel...
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Professore, come è andata?
«Appena sono entrato in classe e mi sono seduto, ho visto correre verso di me uno degli alunni con una pistola in mano. Quando è arrivato a una distanza di mezzo metro, mi ha sparato. Mi sono molto spaventato, perché a quella distanza anche una pistola a pallini è pericolosa, se mi avesse colpito in un occhio avrei potuto perderlo. Ho sentito subito una fitta al petto, che per fortuna è passata dopo poco. Nell'immediato, non avevo capito che si trattasse di una pistola giocattolo. È la prima volta che mi capita una cosa simile. Sono riuscito comunque a recuperare il pallino, anche per dimostrare quanto era accaduto».
Si è capito come gli studenti siano riusciti a portare in classe una pistola? E perché lo hanno fatto?
«Da quanto ho capito questo alunno avrebbe preso la pistola da un suo amico, un altro alunno. Credo sinceramente che si sia trattato di una bravata, e non voglio in alcun modo pensare che ci sia stata intenzionalità in quanto accaduto. Non ho idea di come la pistola sia potuta entrare in classe».
Sporgerà denuncia nei confronti di questo ragazzo?
«No, ho pensato che non avrebbe senso rischiare di rovinargli la vita, nonostante il gesto che ha fatto non gli faccia onore».
A livello scolastico avete già discusso di come gestire l'accaduto?
«Prenderemo sicuramente dei provvedimenti, probabilmente sarà sospeso. Entrambi, comunque, si sono quasi sentiti male dopo l'episodio, e il ragazzo che ha sparato si è pentito di quello che ha fatto, avendo compreso la gravità del suo gesto».
La dirigente ha dichiarato che non si deve in alcun modo sminuire ciò che è successo. È d'accordo?
«Assolutamente sì. Non sono più bambini, ma capiscono sempre dopo la gravità di quello che fanno. Prima sono sotto l'effetto del "branco" e questo va corretto, senza tentennamenti». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia