Mafia: 17 arresti, c'è anche un carabiniere Affiliazione con patto di sangue e champagne

Mafia: 17 arresti, c'è anche un carabiniere Affiliazione con patto di sangue e champagne
Sono 17 gli arresti eseguiti all'alba dai carabinieri, su 18 disposti dal gip del tribunale di Bari Giovanni Abbattista, nell'ambito dell'operazione Kairos; 25 ...

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Sono 17 gli arresti eseguiti all'alba dai carabinieri, su 18 disposti dal gip del tribunale di Bari Giovanni Abbattista, nell'ambito dell'operazione Kairos; 25  nvece in tutto le persone indagate. Un'indagine, coordinata dai sostituti procuratori Renato Nitti e Roberto Rossi, che attraverso indagini tecniche, numerose intercettazioni e le

dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, fotografa l'operatività del clan Nuzzi di Altamura, con a capo i fratelli
Pietro Antonio e Angelantonio Nuzzi, arrestati oggi, assieme ad un loro stretto collaboratore, Francesco Zazzara. Un gruppocriminale che deriva dal clan Cecconi e che nel tempo si avvicina a quello dei Mercante-Diomede di Bari.
Il clan Nuzzi, secondo gli investigatori, si sarebbe rivelato in grado, oltre che di eliminare fisicamente i rivali nell'
attività di spaccio della droga, di esercitare sul territorio una sorta di funzione paragiurisdizionale parallela, di
dirimere controversie tra privati e di penetrare prepotentemente negli apparati burocratici e amministrativi della società civile, trovando appoggi persino in un esponente delle forze dell'ordine, un appuntato scelto dei carabinieri, coinvolto nell'inchiesta.
«Con gli esponenti di tali apparati dello Stato - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - gli uomini del sodalizio

instaurano rapporti confidenziali e relazioni stabili non solo di carattere corruttivo, ma anche di vicinanza e contiguità, venendo trattati alla pari, vale a dire come un altro potere con cui gli esponenti delle istituzioni ritengono di doversi relazionare». Quanto ai collaboratori di giustizia, le loro dichiarazioni sarebbero state utili per comprendere la struttura del clan, fare luce su numerosi reati e sui riti di affiliazione che prevedevano l'incisione, con una lametta, del pollice della mano destra in modo che il sangue venisse mischiato con quello del compare di sangue. Un rito al termine del quale veniva stappata una bottiglia di spumante e consegnati pacchetti di sigarette che simboleggiavano la "spartenza", sigarette che dovevano essere recapitate ai rispettivi padrini. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia