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Bosch, Baritech, Brsi. Nel giro di poche ore sono esplose tre crisi aziendali a Bari: 700, 158, 78 sono i numeri relativi a esuberi o licenziamenti, che dir si voglia, delle tre aziende. Dietro quei freddi numeri ci sono persone e relative famiglie che vedono minato il loro futuro occupazionale e la stessa qualità della vita. Ma si tratta soltanto della punta di un iceberg. Complessivamente i tavoli di crisi all’attenzione della task force regionale per l’occupazione sono 26. Erano 23 a fine dicembre scorso e a gennaio se ne sono aggiunti altri 3: Hotel Palace, Cbh mensa e Arif, quest’ultima riguarda gli interinali stagionali storici, una situazione che si trascina da 8 anni per più di 300 lavoratori.
La mobilitazione dei sindacati
La situazione sta diventando incandescente e per domani il sindacato, unitariamente, ha indetto una giornata di mobilitazione. «Rivolgiamo un appello alla cittadinanza tutta, alle istituzioni, alla politica locale e a chi rappresenta la Puglia a Roma, agli studenti, ai pensionati, ai disoccupati, affinché partecipino al presidio indetto da Cgil Bari, Cisl Bari, Uil Bari domani a partire dalle ore 10.30 in Piazza Prefettura, al quale prenderanno parte delegazioni di lavoratori della principali aziende che operano sul territorio provinciale».
L'appello al territorio
Questo è l’appello che lanciano unitariamente i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Bari, Bucci, Boccuzzi e Busto.
Il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, non ha dubbi su come uscirne: «C’è bisogno di un governo generale delle politiche industriali e degli investimenti sul territorio. Noi condizioneremo tutti gli investimenti sul piano dello sviluppo (fondi del Pnrr, fondi comunitari), alla salvaguardia dell’occupazione. Il tema vero è che gli investimenti che si stanno attraendo non tengono al centro la buona occupazione, spesso sono investimenti che provano a utilizzare a sfruttare le potenzialità che la città offre in termini di infrastrutture, senza tener conto dei lavoratori che già esistono e devono essere riqualificati, accompagnati nel processo di riconversione. Se gli investimenti sono veri, seri e duraturi devono tenere conto anche dei livelli occupazionali, dato che utilizzano risorse pubbliche. C’è bisogno di una cabina di regia con istituzioni, sindacato e parti datoriali per gestire questo percorso». Il sindacato non si oppone alla transizione green ma «siamo per il governo delle transizioni, di quei processi che devono accompagnare le transizioni sul piano professionale. Non espellere i lavoratori, ma accompagnarli, formarli. La transizione deve avere un governo. Ora – conclude Gesmundo - si stanno concretizzando i bandi per il Pnrr, noi sosteniamo a livello regionale le iniziative territoriali, provando a creare un governo complessivo anche con investimenti che sono già nella disponibilità della Regione Puglia, penso alla formazione, ai fondi di coesione, ai bandi e progettazioni territoriali».
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Quotidiano Di Puglia