L’inverno caldo del lavoro. I sindacati scendono in piazza

L’inverno caldo del lavoro. I sindacati scendono in piazza
di Beppe STALLONE
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 05:30

Bosch, Baritech, Brsi. Nel giro di poche ore sono esplose tre crisi aziendali a Bari: 700, 158, 78 sono i numeri relativi a esuberi o licenziamenti, che dir si voglia, delle tre aziende. Dietro quei freddi numeri ci sono persone e relative famiglie che vedono minato il loro futuro occupazionale e la stessa qualità della vita. Ma si tratta soltanto della punta di un iceberg. Complessivamente i tavoli di crisi all’attenzione della task force regionale per l’occupazione sono 26. Erano 23 a fine dicembre scorso e a gennaio se ne sono aggiunti altri 3: Hotel Palace, Cbh mensa e Arif, quest’ultima riguarda gli interinali stagionali storici, una situazione che si trascina da 8 anni per più di 300 lavoratori. 

La mobilitazione dei sindacati


La situazione sta diventando incandescente e per domani il sindacato, unitariamente, ha indetto una giornata di mobilitazione. «Rivolgiamo un appello alla cittadinanza tutta, alle istituzioni, alla politica locale e a chi rappresenta la Puglia a Roma, agli studenti, ai pensionati, ai disoccupati, affinché partecipino al presidio indetto da Cgil Bari, Cisl Bari, Uil Bari domani a partire dalle ore 10.30 in Piazza Prefettura, al quale prenderanno parte delegazioni di lavoratori della principali aziende che operano sul territorio provinciale».


L'appello al territorio

Questo è l’appello che lanciano unitariamente i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Bari, Bucci, Boccuzzi e Busto.

Chiedono «una reazione immediata del nostro territorio rispetto ai fatti drammatici che stanno caratterizzando tutto il mondo del lavoro, coinvolgendo in maniera trasversale i vari settori: dal metalmeccanico al tessile, dal chimico al manifatturiero, dalla cultura ai servizi. Il lavoro è l’elemento democratico più importante all’interno di un Paese perché ne determina la qualità di vita delle persone e della democrazia stessa. Quando manca il lavoro, manca la libertà e di conseguenza viene meno la democrazia. Quello che sta accadendo questi giorni, tra licenziamenti di massa e annunci di pensati esuberi, sta minando la tenuta democratica di questo territorio: ecco perché tutti devono sentirsi chiamati in causa e fare la propria parte per invertire una tendenza che mette a rischio non solo lo stato occupazionale, ma anche la tenuta sociale della provincia barese». Eppure gli annunci di licenziamento ed esuberi stridono non poco con quella vivacità evidenziata dal tessuto industriale barese, dall’attrattività mostrata dall’area industriale che ha richiamato investitori italiani ed esteri. Insomma da una parte si punta e si investe su Bari e dall’altra ci sono aziende che licenziano e non solo per ragioni legate alla transizione green. È una sorta di corto circuito.


Il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, non ha dubbi su come uscirne: «C’è bisogno di un governo generale delle politiche industriali e degli investimenti sul territorio. Noi condizioneremo tutti gli investimenti sul piano dello sviluppo (fondi del Pnrr, fondi comunitari), alla salvaguardia dell’occupazione. Il tema vero è che gli investimenti che si stanno attraendo non tengono al centro la buona occupazione, spesso sono investimenti che provano a utilizzare a sfruttare le potenzialità che la città offre in termini di infrastrutture, senza tener conto dei lavoratori che già esistono e devono essere riqualificati, accompagnati nel processo di riconversione. Se gli investimenti sono veri, seri e duraturi devono tenere conto anche dei livelli occupazionali, dato che utilizzano risorse pubbliche. C’è bisogno di una cabina di regia con istituzioni, sindacato e parti datoriali per gestire questo percorso». Il sindacato non si oppone alla transizione green ma «siamo per il governo delle transizioni, di quei processi che devono accompagnare le transizioni sul piano professionale. Non espellere i lavoratori, ma accompagnarli, formarli. La transizione deve avere un governo. Ora – conclude Gesmundo - si stanno concretizzando i bandi per il Pnrr, noi sosteniamo a livello regionale le iniziative territoriali, provando a creare un governo complessivo anche con investimenti che sono già nella disponibilità della Regione Puglia, penso alla formazione, ai fondi di coesione, ai bandi e progettazioni territoriali».
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