Marijuana ceduta davanti alle scuole anche a ragazzini di 14 anni e donne tra coloro che custodivano la droga: è quanto emerge dalle indagini che oggi hanno portato...
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L'indagine è cominciata da due falliti agguati: dagli accertamenti avviati, è emerso il giro di droga e di spaccio su Bitetto e gli investigatori sono poi riusciti a ricostruire l'organigramma dell'organizzazione arrivata a estorcere, in due occasioni, carburante al gestore di un distributore perché una delle donne del clan potesse andare a trovare il suo uomo in carcere. Luogo dove, attraverso i familiari in visita ai reclusi, entravano cento euro a settimana per il sostentamento dei pusher finiti in galera. Il giro di droga fruttava all'organizzazione introiti per mille euro al giorno.
La droga veniva anche nascosta per strada, per non correre rischi, per averla disponibile al momento dello spaccio. Droga che, come emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche, veniva chiamata dagli indagati con parole criptiche e frasi illogiche, nel tentativo di far sviare le indagini: “scendi il coso piccolo e mettilo nel coso bianco”; “vieni al 'paciotto' con la cosa grossa”; “sì, due pacchi, il motore lo devi pagare in contanti”; “quelle due mutande celesti”; “la canottiera bianca”; “complimenti è buona la birra”; “quanti panzerotti vuoi?”.
Le indagini, inoltre, hanno permesso di ricostruire tutti i ruoli degli arrestati (19 in carcere e 5 ai domiciliari): acquirenti, trasportatori, consegnatari delle partite di stupefacenti e pusher. La forza del gruppo, inoltre, era data anche dalla disponibilità di armi: lo scorso 20 febbraio, a uno degli indagati furono trovate una novantina di munizioni di vario calibro. La ferocia e la determinazione del gruppo è emersa con prepotenza quando, insofferenti e infastiditi dalla pressione esercitata dai carabinieri sull'organizzazione criminale, fu pianificato e portato a termine un attentato nei confronti del capo della stazione dei carabinieri di Bitetto, incendiandogli l'auto la notte del 23 maggio 2014, in via Mascagni. E tra i capi d'imputazione contestati oggi agli arrestati ci sono anche quelli che fanno riferimento all'incendio dell'auto del carabiniere: gli esecutori materiali, Giovanni Buono e Francesco Cirasola. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia