Droga davanti alle scuole anche ai ragazzini di 14 anni. E frasi in codice per depistare le indagini

Droga davanti alle scuole anche ai ragazzini di 14 anni. E frasi in codice per depistare le indagini
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Sabato 12 Marzo 2016, 14:31

Marijuana ceduta davanti alle scuole anche a ragazzini di 14 anni e donne tra coloro che custodivano la droga: è quanto emerge dalle indagini che oggi hanno portato all'alba all'arresto, da parte dei carabinieri, di 24 persone dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona di Bitetto (Bari) e dintorni. Tra le persone raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere, anche cinque donne, alcune di loro legate da vincoli di parentela con altri arrestati. Gli arresti - secondo gli investigatori - hanno disarcionato un pericoloso clan di Bitetto, con a capo Domenico Cavalieri Foschini e Nicola Cipriano, specializzati nello spaccio della droga che - secondo quanto accertato - sarebbe avvenuto nelle piazze principali di Bitetto, quartiere generale dell'organizzazione, e nei comuni limitrofi utilizzando anche minorenni. La marijuana, tra l'altro, veniva ceduta anche a ragazzini di 14 anni, davanti a scuola e custodi della droga erano le donne. Sostanze stupefacenti che Rita Laneve, zia di Vito Colapinto, uno dei capi operativi, affidava - sempre secondo quanto emerso dalle indagini - anche a incensurati per evitare perquisizioni.

L'indagine è cominciata da due falliti agguati: dagli accertamenti avviati, è emerso il giro di droga e di spaccio su Bitetto e gli investigatori sono poi riusciti a ricostruire l'organigramma dell'organizzazione arrivata a estorcere, in due occasioni, carburante al gestore di un distributore perché una delle donne del clan potesse andare a trovare il suo uomo in carcere. Luogo dove, attraverso i familiari in visita ai reclusi, entravano cento euro a settimana per il sostentamento dei pusher finiti in galera. Il giro di droga fruttava all'organizzazione introiti per mille euro al giorno.

La droga veniva anche nascosta per strada, per non correre rischi, per averla disponibile al momento dello spaccio. Droga che, come emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche, veniva chiamata dagli indagati con parole criptiche e frasi illogiche, nel tentativo di far sviare le indagini: “scendi il coso piccolo e mettilo nel coso bianco”; “vieni al 'paciotto' con la cosa grossa”; “sì, due pacchi, il motore lo devi pagare in contanti”; “quelle due mutande celesti”; “la canottiera bianca”; “complimenti è buona la birra”; “quanti panzerotti vuoi?”.

Le indagini, inoltre, hanno permesso di ricostruire tutti i ruoli degli arrestati (19 in carcere e 5 ai domiciliari): acquirenti, trasportatori, consegnatari delle partite di stupefacenti e pusher. La forza del gruppo, inoltre, era data anche dalla disponibilità di armi: lo scorso 20 febbraio, a uno degli indagati furono trovate una novantina di munizioni di vario calibro. La ferocia e la determinazione del gruppo è emersa con prepotenza quando, insofferenti e infastiditi dalla pressione esercitata dai carabinieri sull'organizzazione criminale, fu pianificato e portato a termine un attentato nei confronti del capo della stazione dei carabinieri di Bitetto, incendiandogli l'auto la notte del 23 maggio 2014, in via Mascagni.

E tra i capi d'imputazione contestati oggi agli arrestati ci sono anche quelli che fanno riferimento all'incendio dell'auto del carabiniere: gli esecutori materiali, Giovanni Buono e Francesco Cirasola.

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