Bari, donne presunte aguzzine speculavano sui bisogni delle famiglie durante il lockdown: condannati dieci usurai

Interessi fino al 5000% e minacce: «Ti mando mio figlio con la pistola», «Ti faccio saltare in aria»

Bari, donne presunte aguzzine speculavano sui bisogni delle famiglie durante il lockdown: condannati dieci usurai
La gup del Tribunale di Bari Luigia Lambriola ha condannato a pene comprese tra i 7 anni e 8 mesi e i 2 anni e 4 mesi di reclusione dieci presunti usurai baresi, otto dei quali...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La gup del Tribunale di Bari Luigia Lambriola ha condannato a pene comprese tra i 7 anni e 8 mesi e i 2 anni e 4 mesi di reclusione dieci presunti usurai baresi, otto dei quali donne, accusati di aver minacciato per anni persone in condizioni di difficoltà economica nei quartieri popolari Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari, pretendendo a fronte di prestiti anche di poche decine di euro, necessari per fare la spesa, interessi fino al 5.000%.

I reati contestati

L'inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dal pm Lanfranco Marazia e denominata «Cravatte rosa», portò nel novembre 2020 all'arresto dei presunti aguzzini. Le indagini hanno accertato che le condotte illecite si sarebbe intensificate nel periodo del lockdown, a causa dell'aggravamento delle condizioni economiche di tante famiglie baresi. I fatti risalgono agli anni 2011-2020.

I reati contestati, a vario titolo, sono usura aggravata dallo stato di bisogno ed estorsione. Spesso, infatti, gli usurai costringevano le loro vittime a pagare gli interessi anche ricorrendo a violenze e minacce, «se non paghi vengo e ti sbrano», «se non paghi ti brucio l'auto», «ti mando mio figlio con la pistola», «ti faccio saltare in aria», «prega a Dio che non si verrà a sapere niente se no per te sarà la fine».

La gup ha riconosciuto i dieci imputati, processati con il rito abbreviato, responsabili di 29 episodi di usura e otto di estorsione. La condanna più alta, a 7 anni e 8 mesi di reclusione, è stata inflitta a Maria Magistro, ritenuta colpevole di 10 episodi e condannata anche a risarcire l'unica vittima costituita parte civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 2mila euro.

Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia