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«Bari è una città che amo, una città significativa che merita attenzione e per il Parco della giustizia siamo partiti dall’idea di realizzare un grande parco che ospitasse gli uffici della giustizia e non il contrario. In modo da rendere la giustizia non come un luogo chiuso ma aperto e vissuto dalla cittadinanza». L’archistar Alfonso Femia presenta il suo progetto, vincitore del concorso di idee all’Agenzia del Demanio, per la realizzazione al costo complessivo di 405 milioni di euro di un parco con all’interno quattro edifici dedicati alla giustizia. Un parco che si estenderà per 15 ettari di cui ben 10 riservati al verde.
Architetto, quali sono stati i principi ispiratori di questo progetto?
«Il nostro approccio è stato di provare in modo concreto a coniugare le complessità della città invertendo la logica e immaginando di costruire un grande parco che ospitasse gli uffici della giustizia, piuttosto che fare il contrario. Attualmente in quella zona ci sono 26 manufatti che occupano il 70 per cento dello spazio.
Quali sono i prossimi passaggi, dopo la demolizione dei 26 manufatti che partirà ad aprile?
«Attualmente siamo nella fase della conferenza di servizi che dovrebbe chiudersi entro maggio. Successivamente partiremo con la progettazione definitiva. Il Demanio vorrebbe chiudere tutto entro l’anno per poterlo appaltare nei primi mesi del 2024. Si tratta di un progetto di centinaia di milioni di euro, procederemo a step cominciando dalla piazza e dal primo edificio. Questo il cronoprogramma al momento, ma vedremo poi nei prossimi mesi».
Qual è la sua idea della città di Bari?
«Bari è una città che amo, io ho origini del Sud, sono calabrese e sono poi cresciuto a Genova. A Bari ad esempio abbiamo anche partecipato al concorso per il waterfront di San Girolamo. Ho apprezzato ad esempio tutti gli interventi che sono stati fatti per il centro storico, molto interessanti. Bari la considero una città significativa, che merita attenzione e ultimamente si sta avendo anche una visione responsabile sul tempo presente e sul futuro».
Sul progetto non sono mancate le contestazioni da parte di residenti che hanno presentato anche ricorsi al Tar.
Cosa risponde alle loro perplessità?
«La nostra filosofia è sempre stata il dialogo. Molte delle contestazioni che ci sono state sollevate sono legate alla non conoscenza del progetto. Io penso che questo parco vada molto nella direzione dei cittadini. Se poi si vuole che la zona diventi esclusivamente verde, credo che sia una visione estrema e non praticabile. Il parco invece in questo progetto è da traino ad altro. Penso quindi che sia doveroso conoscere bene i dettagli di questo progetto che ha un duplice ruolo: quello di accorpare gli uffici della giustizia ora distribuiti in più sedi e di realizzare dieci ettari di verde. Appena vedranno bene di cosa si tratta, ne capiranno le potenzialità». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia