Trivelle, Petroceltic rinuncia alla ricerca di Petrolio al largo delle Tremiti

Trivelle, Petroceltic rinuncia alla ricerca di Petrolio al largo delle Tremiti
Le Tremiti sono salve, almeno per ora. Dopo un mese di contestazioni per la decisione del ministero dello sviluppo economico di rilasciare alla società Petroceltic...

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Le Tremiti sono salve, almeno per ora. Dopo un mese di contestazioni per la decisione del ministero dello sviluppo economico di rilasciare alla società Petroceltic l'autorizzazione per la ricerca di petrolio in uno dei paradisi naturalistici più amati del Mezzogiorno, il dietrofront è arrivato dai privati.


A sorpresa, infatti, è stata la stessa società Petroceltic a presentare istanza di rinuncia al permesso di ricerca ottenuto tra le polemiche il giorno prima dell'entrata in vigore della nuova normativa. Ad annunciarlo è stata una nota ufficiale della società in cui si sottolinea come «essendo trascorsi 9 anni dalla presentazione dell'istanza, periodo durante il quale si è registrato un significativo cambiamento delle condizioni del mercato mondiale, Petroceltic Italia ha visto venir meno l'interesse minerario al predetto permesso».

Immediata la reazione del mondo no triv.  Pietro Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, che guida la rete delle assemblee regionali per il referendum abrogativo contro le trivelle, lo definisce «un altro dietrofront grazie alla spinta delle Regioni che hanno avviato il percorso referendario. Dopo le norme che hanno sterilizzato tre quesiti referendari - ha aggiunto Lacorazza - e dopo il rigetto di tutte le istanze di prospezione, ricerca e coltivazione entro le 12 miglia, si aggiunge anche questa ulteriore notizia. Tutto ciò ci sarebbe stato senza l'iniziativa referendaria delle Regioni?».

Il ministro Guidi però ribatte: «Il Mise accoglie “con rispetto” la rinuncia della Petroceltic al permesso di ricerca al largo delle Tremiti. Si tratta, spiega, "di un passo indietro che risponde ad esigenze industriali strategiche della societa' di cui il ministero prende atto". "Spero adesso che, grazie anche a questa scelta - dice il ministro Federica Guidi - venga messa una volta per tutte la parola fine a strumentalizzazioni sul tema delle attivita' di ricerca in mare che erano infondate gia' prima e che lo sono, a maggior ragione, dopo la decisione della Petroceltic».


Rimane ancora in campo naturalmente il quesito referendario su cui associazioni ambientaliste e Regioni continuano a chiedere l'election day, ovvero l'accorpamento con le amministrative di giugno, scelta che farebbe risparmiare 350 milioni. Sul referendum, infine pendono due conflitti di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, tra cui quello del Piano delle aree, che se accolti dalla Consulta potrebbero portare i questiti a tre. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia