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Nei primissimi mesi del 1980, il governo italiano (presidenza On.le Francesco Cossiga) sta per formalizzare il Trattato con l'isola di Malta, pronto a fornire alla stessa "assistenza politica e militare". La vicenda passa nelle mani del sottosegretario On. Giuseppe Zamberletti. In apparenza, riceve il consenso di tutte le forze politiche italiane.
Solo il Presidente della Comm. A. E. della Camera dei Deputati, On. Giulio Andreotti, ha voce "dissonante". Suggerisce di limitarsi al solo aiuto finanziario (la Francia e l'Algeria, inizialmente intenzionate a firmare lo stesso accordo, e temendo la "reazione" di Gheddafi, si erano tirate "fuori"). Cossiga, nonostante l'avviso contrario di Andreotti, continua a credere nell'accordo. In privato, però, vengono appalesati sul Trattato seri interrogativi da parte del Segretario Generale della Farnesina (Francesco Malfatti di Montetretto) e dal Capo dei nostri Servizi Segreti (Gen. di Corpo d'Armata Giuseppe Santovito) che giunge a dire all'On. Zamberletti: "Lei sta facendo un'inversione ad U sull'autostrada in un momento di grande traffico". Siamo ai primissimi giorni del giugno 1980.
Zamberletti riceve una delegazione di Tripoli. Il portavoce della stessa chiede perentoriamente di non concludere l'accordo con l'Isola ed afferma che il tutto sarebbe stato considerato una manifestazione di ostilità destinata a guastare i rapporti tra la Libia e l'Italia. Mette al corrente, inoltre, che era in atto una controversia tra Gheddafi e Dom Mintoff (primo ministro della Repubblica di Malta) per lo sfruttamento del giacimento di petrolio nella zona (Banco di Medina) adiacente ai due Paesi.
Pochi giorni dopo, 27 giugno 1980, scoppia in volo il DC9 Itavia sul cielo di Ustica.
In edicola compare, a firma di chi scrive, il libro "Italia-Libia Stranamore" che conferma l'ipotesi di Zamberletti (bomba a bordo del DC9), corredando il tutto di altri particolari del terrorismo libico. Zamberletti si ammala. In ospedale, nei giorni che precedono il decesso (20 gennaio 2019) riceve la visita dei collaboratori. A tutti (vedasi "La luna sulle ali" di Spartà e di Alessandrini: ed. Macchionne) raccomanda: "Tenete viva la fiammella. È andata come dicevo io e la verità salterà fuori". Precisa ancora "Questa (quella di Ustica, nda) è la storia di un sospetto che mi perseguita da un tragico mattino del 1980. Non vedo altro motivo che il "pretesto" della Ragion di Stato". Da parte mia, aggiungo questi ultimi ulteriori elementi. Il 13 marzo 1997 è interrogato dalla Commissione "Stragi" il Generale Adelio Maletti, per molti anni capo del settore controspionaggio dei servizi segreti italiani. Il Pres.te Pellegrino (vedasi atti Commissione "Stragi") gli rivolge una domanda. Il Gen. Maletti risponde definendo "Ustica" come un attentato libico di stile gheddafiano così come più tardi (anni 1988 e 1989) avviene nei casi di Lockerbie e del Ciad. Alla mia domanda "Allora tra il missile e la bomba è per la bomba?", lo stesso Generale risponde "Sì, sono per la bomba". Precisa ancora, ad un'altra domanda di un altro Commissario, il quale sostiene la "non rivendicazione" da parte dei Libici: "Questo non sembra una contraddizione. Il terrorismo libico non ha mai fatto rivendicazioni".
Da parte mia alcuni ultimissimi dati: la strage di Ustica avviene alle ore 20.59 e 45 secondi, quella per Lockerbie alle 19.02 e quella di Teneré, nel Ciad, alle ore 12.59. Tutte cioè in prossimità dell'ora esatta. Si tratterebbe di un aspetto irrilevante? Chi scrive crede di no! Così come si chiede perché, per la le stragi su Lockerbie e su Teneré (Ciad), i risarcimementi per sono stati a carico di Gheddafi, mentre, per quella di Ustica, ha pagato solo il contribuente dello Stato italiano?
*generale A.M. in pensione
ex vicepresidente Commissione parlamentare Stragi Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia