«Non accetteremo mai di vivere nel terrore». Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando a Firenze all'istituto Buddista Italiano, a proposito degli...
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«Non si può uccidere in nome di Dio, si può vivere in nome di Dio, ma non uccidere», ha detto Renzi, «Viviamo un tempo in cui il terrore si è sparso nel pianeta. Ieri in contemporanea in Tunisia, in Kuwait, in Somalia e in Francia sono avvenuti eventi diversi, con storie e motivazioni diverse, ma uniti da un principio di estremismo e fanatismo religioso che vuole minare le ragioni stesse delle nostre idee, dei nostri valori, del nostro credo, a partire da chi ne è vittima. Ma come si risponde all'ondata di terrore? La prima reazione è cercare sicurezza e rinchiudersi, è normale e fisiologico. Tutti i Paesi stanno cercando di fare il possibile per difendersi, alzando i livelli di vigilanza. Ma c'è una sfida più grande da affermare. Noi non accetteremo di vivere nel terrore, noi scegliamo di vivere nella cultura, nel dialogo, certo mantenendo tutti i livelli di prudenza. Ma la vera sconfitta per chi vuole vivere nel terrore è la capacità di dialogo e di ascolto».
«Non rassegniamoci mai ai messaggi di tristezza e di stanchezza», ha detto ancora Renzi rivolgendo un messaggio a tutti gli italiani affinché guardino con fiducia al futuro: «Essere italiani significa appartenere alla storia del nostro Paese, significa avere il bisogno di fare cose grandi, a partire dall'impegno personale.
La firma dell'intesa. Il presidente del Consiglio ha firmato a Firenze, durante una cerimonia a Villa di Bellagio, l'intesa tra lo Stato italiano e l'Istituto Buddista Italiano, rappresentato dal suo presidente, Tamotsu Nakajima. Prima della firma è stato osservato un minuto di silenzio per onorare le vittime degli attentati terroristici di ieri. La firma dell'intesa è stata seguita da un prolungato applauso da parte dei 500 presenti alla cerimonia (che hanno sventolato il tricolore italiano e la bandiera dell'istituzione buddista) e da un clima di festa.
La firma dell'intesa tra la Repubblica italiana e l'Istituto Buddista Italiano rappresenta «un atto storico per la nostra scuola buddista e una giornata memorabile per tutti coloro chr vedono nella libertà religiosa e nel rispetto di tutte le fedi la base di una società che vive e desidera la pace, di un paese che costruisce opportunità, che guarda al presente determinando un futuro di speranza e prosperità per tutti». Lo ha detto Tamotsu Nakajima, presidente dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ringraziando il premier. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia