«Basta con il Sud piagnone? Sono pienamente d'accordo. E basta anche con la caccia ai fantasmi. Il Sud è in queste condizioni per responsabilità che hanno...
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Ne vede pochi, in verità, Stefano De Rubertis, docente di Geografia economico-politica presso l'Università del Salento: «I modesti segnali di ripresa che pure sono presenti su scala nazionale appaiono insignificanti sul Mezzogiorno, sopratutto se allarghiamo lo sguardo all'Europa. Il Sud, dunque, oggi rappresenta la coda dell'Europa all' interno di un Paese in declino. Mi chiedete, giustamente, di essere ottimista. Ma con questi numeri e di fronte a questo scenario non ce la faccio. Le proiezioni al 2030 dicono che il Mezzogiorno sarà ancora più povero. Ma davvero pensate che possa salvarci da solo il piano “Industria 4.O”? Difficile affrontare la quarta rivoluzione industriale, avendo saltato le altre tre».
E l’impresa sarà ancora più difficile, sottolinea anche Andrea Amatucci (docente di Scienza delle finanze e diritto finanziario presso la Facoltà di Economia e Commercio dell' Università Federico II di Napoli) se continueranno a persistere condizioni di disuguaglianza nel campo della formazione delle nuove generazioni. Nel mirino le disparità tra gli atenei del Nord e del Sud. «Il ruolo dello Stato sancito dall'articolo 3 della Costituzione - spiega - è quello di rimuovere gli ostacoli alla mancata partecipazione di tutti i cittadini allo sviluppo economico. Invece lo Stato sta delegittimando le sue stesse regole fondamentali. E i dati fotografano un Mezzogiorno purtroppo ancora penalizzato dal piano di distribuzione delle risorse per le università”. Quindi l'appello: “Serve un piano di sviluppo veloce come avvenne all'indomani del secondo conflitto mondiale».
Ma la rivoluzione, ricorda Cesare Imbriani, è già iniziata: «Non servono politiche emergenziali ma strategie di sviluppo che consentano al Sud di salvarsi. E' vero, il Mezzogiorno purtroppo continua a pagare un doppio ritardo, interno (con il Nord) ed esterno (con i Paesi più sviluppati). Ma non sarà la governance europea che taglia i fondi e aumenta le diseguaglianze a salvarci. Se l'Italia avrà la forza di non farsi dettare ulteriori vincoli di bilancio e la capacità di investire, nel contempo, in processi di innovazione tecnologica, il Mezzogiorno e le aziende del Sud arriveranno ad essere essere competitive. Il piano “Industria 4.0” piace agli imprenditori, perché contiene misure che frenano la deindustrializzazione. È l'ultima chiamata e dobbiamo agganciarci».
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Quotidiano Di Puglia