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Città del Vaticano – «Oggi, all'inizio di un nuovo governo, preghiamo per l'unità e la pace dell'Italia». E' l'augurio che Papa Francesco ha formulato subito dopo la preghiera dell'Angelus domenicale, affacciandosi dalla finestra del palazzo apostolico. “Unità e pace”. Su queste due parole ha calcato in modo particolare perchè sembrano fare riferimento alla situazione del Paese che si osserva al di là del Tevere, complessa e preoccupante nel suo insieme. Quel che preoccupa maggiormente la Chiesa sono i segnali che arrivano e che parlano di una inquietudine crescente proveniente dalle periferie e dalle province colpite dalla crisi.
La scorsa settimana la Caritas ha fotografato molto bene il fenomeno dell'impoverimento che si passa di generazione in generazione poiché è saltato l'ascensore sociale ed è aumentato ulteriormente il divario tra ricchi e poveri.
All'Angelus il Papa ha poi bacchettato tutti quei preti narcisisti e autocentrati, partendo dalla parabola del fariseo e del pubblicano. «Pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c'e' l'intima presunzione di essere giusti che ci porta a disprezzare gli altri. Succede, ad esempio, quando cerchiamo i complimenti e facciamo sempre l'elenco dei nostri meriti e delle l'elenco nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell'apparire anziche' dell'essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall'esibizionismo. Vigiliamo, fratelli e sorelle, sul narcisismo e sull'esibizionismo, fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre una parola sulle labbra: 'io', 'io', 'io', 'io ho fatto questo, io ho scritto quest'altro, io l'avevo detto, io l'avevo capito prima di voi', e cosi' via. Dove c'e' troppo io, c'e' poco Dio».
Quotidiano Di Puglia