Le bandiere nere dello Stato islamico (Isis) che sventolano sulla cittadella di Palmira, nella Siria centrale, e sul palazzo del governatore a Ramadi, nell'Iraq occidentale,...
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A Palmira, gioiello archeologico, patrimonio dell'Unesco e noto per le sue maestose rovine romane, l'Isis è entrato nel museo locale dal quale il governo aveva però in precedenza portato via preziosi manufatti, almeno quelli trasportabili. Sui social media sono apparse foto pubblicate da account solidali con l'Isis di miliziani che issano la bandiera nera sull'antica cittadella che sovrasta Palmira e le rovine. «Attacchi barbarici» li definisce il Consiglio di sicurezza dell'Onu che condanna con forza la violenta occupazione di Palmira. Da Baghdad, fonti del ministero della difesa assicurano che militari, truppe speciali di polizia e brigate di miliziani sunniti si stanno ammassando nella caserma di Habbaniya, a est di Ramadi, per preparare la controffensiva contro il capoluogo di Anbar.
Sempre dalla capitale irachena assicurano che le forze governative e i loro alleati miliziani sciiti hanno invece ripreso oggi il controllo di Hussiba, località minore situata ad Anbar e lungo la direttrice Ramadi-Baghdad. Più volte il premier iracheno Haidar al Abadi ha assicurato che Ramadi e l'intera regione di Anbar, confinante con la Siria, saranno riportate sotto il controllo governativo. Analoghi proclami sono stati pronunciati nei mesi scorsi quando si preparava il terreno all'attesa campagna per la liberazione di Mosul, seconda città dell'Iraq e conquistata dall'Isis circa un anno fa. Dall'interno di Ramadi giungono testimonianze di rastrellamenti casa per casa che proseguono da giorni da parte dei jihadisti alla ricerca di poliziotti, soldati o rappresentanti del governo centrale, considerato «corrotto» e «apostata».
Analogamente, da Palmira nelle ultime 24 ore si sono registrate nuove esecuzioni sommarie di «collaborazionisti». Le informazioni non possono essere verificate in maniera indipendente sul terreno. Il governo di Damasco ammette solo in parte la sconfitta a Palmira. I media controllati dal regime continuano ad affermare che si è trattato di un «ridispiegamento tattico». La strada che collega Damasco e Homs con l'est siriano è ormai controllata in gran parte dall'Isis. Dal nord-ovest siriano sono intanto giunti nuovi dettagli sui sanguinosi scontri che nelle ultime ore hanno visto confrontarsi militari governativi con miliziani anti-regime e loro alleati qaedisti.
L'agenzia ufficiale Sana afferma che il presidente Bashar al Assad ha parlato telefonicamente con alcuni dei soldati riusciti a salvarsi dall'assedio dell'ex ospedale a Jisr ash Shughur, località chiave conquistata un mese fa da forze anti-regime.
Le meraviglie archeologiche a rischio. Massacrato da distruzioni volontarie a colpi di piccone rilanciate da terribili video di propaganda oppure da saccheggi e vendite incontrollate sul mercato nero. È davvero tragica la fine che rischia di fare in queste ore il museo archeologico di Palmira, uno dei più ricchi e straordinari dell'Occidente, in cui l'Isis ha fatto irruzione nel pomeriggio di ieri.
La città della leggendaria regina Zenobia - dal tempio di Baal alla strada colonnata, dalla necropoli alle terme di Diocleziano - è essa stessa un irripetibile e straordinario museo a cielo aperto, ma anche nel chiuso delle 12 sale del museo vero e proprio si nasconde un tesoro immenso e fragilissimo che ora rischia di andare perso.
Fondato nel 1961 all'entrata della città moderna, raccoglie numerosi reperti ritrovati nel sito archeologico che testimoniano l'alto livello di raffinatezza raggiunto dall'arte palmirea. Già dal giardino, dove il visitatore viene accolto dalla bellissima statua di leone trovata vicino al tempio di Atena Allath e da tanti altri reperti, ci si rende conto di essere in luogo più che speciale. E poi l'atrio con la ricostruzione della grotta dell'età della pietra scoperta a 22 chilometri a nord della città. Nei due piani della costruzione oltre a statue, sarcofaghi, monete, tessere in terracotta per l'ingresso a templi, stucchi e vetri stupendi, ci sono i famosissimi rilievi funerari con il ritratto del defunto che chiudevano i loculi delle tombe collettive dei clan locali.
Una fioca speranza per la sorte delle meraviglie della «Perla del deserto» è la notizia che molte delle statue trasportabili (ma nel museo molte non lo sono affatto), dei gioielli e dei manufatti sono stati portati via e nascosti dalla locale direzione delle antichità in luoghi distanti e sicuri. Ma non si hanno nè numeri nè particolari e soprattutto nessun luogo sembra ormai sicuro nella zona. Per avere un bilancio preciso della situazione bisognerà attendere molto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia