Comunali, un test per tutti ma è il voto delle divisioni

Comunali, un test per tutti ma è il voto delle divisioni
Ranghi compatti o grandi spaccature, dominio dei partiti o tirannide del civismo, il piatto è comunque ricco e la pioggia di numeri - questa notte - farà trepidare...

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Ranghi compatti o grandi spaccature, dominio dei partiti o tirannide del civismo, il piatto è comunque ricco e la pioggia di numeri - questa notte - farà trepidare leader politici e segreterie. Non è una tornata elettorale da terremoto, per carità, ma in questa fase ogni minima scossa incide e un po' decide. È il giorno delle elezioni amministrative, antipasto prima delle Politiche del 2018 (difficilmente si voterà a ottobre, visto il caos sulla legge elettorale): in Puglia alle urne (dalle 7 alle 23) 54 Comuni, di cui 20 oltre i 15mila abitanti. Due i capoluoghi di provincia che rinnoveranno sindaco e Consiglio comunale: Lecce e Taranto. In entrambi i casi, s'alza comunque il sipario su una nuova era: le due città approdano al voto dopo dieci anni d'amministrazione mono-sindaco, da una parte Paolo Perrone e dall'altra Ippazio Stefàno.

Il mantra si ripete con decibel crescenti ogni anno, però per davvero queste sono le elezioni comunali della frammentazione, della polverizzazione di coalizioni e ambizioni, della moltiplicazione dei candidati e del civismo che divora e oscura i partiti. Detto così, dare una lettura preliminare del dato politico e poi a posteriori del verdetto pugliese non è affatto semplice. Il capoluogo jonico, in tal senso, è emblematico: dieci candidati sindaco, 1.149 aspiranti consiglieri in 37 liste. Numeri da capogiro, e che potevano lievitare ulteriormente: c'è pure chi, poco prima della presentazione delle candidature, ha scelto il passo indietro. Per approdare a un probabile ballottaggio sarà bagarre e partita sul filo di lana. 
E le forze politiche? Il centrosinistra, che per dieci anni ha governato Taranto, è spaccato in almeno quattro tronconi: il Pd (Michele Emiliano compreso, uno che a Taranto punta sempre molte fiches) con Rinaldo Melucci, le truppe dell'ormai ex sindaco Stefàno con Massimo Brandimare, Sinistra Italia va sull'ex capo della procura Franco Sebastio, mentre Piero Bitetti è il fuoriuscito Pd. A Lecce invece la coalizione s'è raccolta attorno a Carlo Salvemini, pur perdendo pezzi dal centro (l'Udc) e da sinistra (civiche e Sinistra italiana, candidato Luca Ruberti). Divisioni anche a Tricase, Galatina (qui a ridursi in pezzi è proprio il Pd), Molfetta, Giovinazzo, Bitonto, Santeramo. A Sava invece il Pd si ritrova persino sottobraccio a Forza Italia. A Martina, Mottola, Casarano, Galatone la coalizione non si spezzetta. Renziani e fedelissimi di Emiliano giocano la loro partita di nervi, ovunque, sul filo dei meriti e delle responsabilità, pronti sempre al big bang e alla resa dei conti.
Il centrodestra pratica lì dove può, e almeno in Puglia, l'unità: circostanza non scontata, alla luce dei divorzi nazionali. A Taranto patto su Stefania Baldassari, che dovrà però tenere sotto controllo Mario Cito (figlio dell'ex sindaco-sceriffo Giancarlo); a Lecce l'alfiere è Mauro Giliberti, ma qui la coalizione ha prematuramente perso un ex assessore: Alessandro Delli Noci correrà con una squadra di civiche. Anche a Mottola, Casarano, Galatina, Tricase, Canosa, Castellana, Giovinazzo, Molfetta, Santeramo e Terlizzi, il centrodestra riesce a ritrovare il collante. Ma non mancano le divisioni, per esempio a Martina o a Galatone (ben quattro i candidati d'area). Da Raffaele Fitto, eurodeputato e leader di Direzione Italia, ai vertici di Forza Italia, è in ballo anche il futuro politico. Soprattutto in feudi storici, come Lecce.

Il Movimento Cinque Stelle presidia quasi tutti i Comuni, ormai è una realtà, ovviamente sempre in solitaria e stavolta però scontando in alcuni casi tensioni, divisioni interne e liti tra meetup (a Galatone è persino saltata la candidatura, a Taranto è stato un percorso non certo agevole): Fabio Valente e Francesco Nevoli saranno i portabandiera pentastellati a Lecce e Taranto. Non mancano qui e lì i rimescolamenti civici (a Castellaneta i partiti sono i grandi assenti), le alleanze fantasiose o la valorizzazione delle esperienze locali. Chi s'intesterà la vittoria, domani, su scala regionale? Il verdetto sarà di difficile interpretazione, ma la corsa alla dichiarazione trionfale non mancherà. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia