Comunali, un test per tutti ma è il voto delle divisioni

Comunali, un test per tutti ma è il voto delle divisioni
di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 11 Giugno 2017, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Ranghi compatti o grandi spaccature, dominio dei partiti o tirannide del civismo, il piatto è comunque ricco e la pioggia di numeri - questa notte - farà trepidare leader politici e segreterie. Non è una tornata elettorale da terremoto, per carità, ma in questa fase ogni minima scossa incide e un po' decide. È il giorno delle elezioni amministrative, antipasto prima delle Politiche del 2018 (difficilmente si voterà a ottobre, visto il caos sulla legge elettorale): in Puglia alle urne (dalle 7 alle 23) 54 Comuni, di cui 20 oltre i 15mila abitanti. Due i capoluoghi di provincia che rinnoveranno sindaco e Consiglio comunale: Lecce e Taranto. In entrambi i casi, s'alza comunque il sipario su una nuova era: le due città approdano al voto dopo dieci anni d'amministrazione mono-sindaco, da una parte Paolo Perrone e dall'altra Ippazio Stefàno.
Il mantra si ripete con decibel crescenti ogni anno, però per davvero queste sono le elezioni comunali della frammentazione, della polverizzazione di coalizioni e ambizioni, della moltiplicazione dei candidati e del civismo che divora e oscura i partiti. Detto così, dare una lettura preliminare del dato politico e poi a posteriori del verdetto pugliese non è affatto semplice. Il capoluogo jonico, in tal senso, è emblematico: dieci candidati sindaco, 1.149 aspiranti consiglieri in 37 liste. Numeri da capogiro, e che potevano lievitare ulteriormente: c'è pure chi, poco prima della presentazione delle candidature, ha scelto il passo indietro. Per approdare a un probabile ballottaggio sarà bagarre e partita sul filo di lana. 
E le forze politiche? Il centrosinistra, che per dieci anni ha governato Taranto, è spaccato in almeno quattro tronconi: il Pd (Michele Emiliano compreso, uno che a Taranto punta sempre molte fiches) con Rinaldo Melucci, le truppe dell'ormai ex sindaco Stefàno con Massimo Brandimare, Sinistra Italia va sull'ex capo della procura Franco Sebastio, mentre Piero Bitetti è il fuoriuscito Pd. A Lecce invece la coalizione s'è raccolta attorno a Carlo Salvemini, pur perdendo pezzi dal centro (l'Udc) e da sinistra (civiche e Sinistra italiana, candidato Luca Ruberti). Divisioni anche a Tricase, Galatina (qui a ridursi in pezzi è proprio il Pd), Molfetta, Giovinazzo, Bitonto, Santeramo. A Sava invece il Pd si ritrova persino sottobraccio a Forza Italia. A Martina, Mottola, Casarano, Galatone la coalizione non si spezzetta. Renziani e fedelissimi di Emiliano giocano la loro partita di nervi, ovunque, sul filo dei meriti e delle responsabilità, pronti sempre al big bang e alla resa dei conti.
Il centrodestra pratica lì dove può, e almeno in Puglia, l'unità: circostanza non scontata, alla luce dei divorzi nazionali. A Taranto patto su Stefania Baldassari, che dovrà però tenere sotto controllo Mario Cito (figlio dell'ex sindaco-sceriffo Giancarlo); a Lecce l'alfiere è Mauro Giliberti, ma qui la coalizione ha prematuramente perso un ex assessore: Alessandro Delli Noci correrà con una squadra di civiche. Anche a Mottola, Casarano, Galatina, Tricase, Canosa, Castellana, Giovinazzo, Molfetta, Santeramo e Terlizzi, il centrodestra riesce a ritrovare il collante. Ma non mancano le divisioni, per esempio a Martina o a Galatone (ben quattro i candidati d'area). Da Raffaele Fitto, eurodeputato e leader di Direzione Italia, ai vertici di Forza Italia, è in ballo anche il futuro politico. Soprattutto in feudi storici, come Lecce.
Il Movimento Cinque Stelle presidia quasi tutti i Comuni, ormai è una realtà, ovviamente sempre in solitaria e stavolta però scontando in alcuni casi tensioni, divisioni interne e liti tra meetup (a Galatone è persino saltata la candidatura, a Taranto è stato un percorso non certo agevole): Fabio Valente e Francesco Nevoli saranno i portabandiera pentastellati a Lecce e Taranto. Non mancano qui e lì i rimescolamenti civici (a Castellaneta i partiti sono i grandi assenti), le alleanze fantasiose o la valorizzazione delle esperienze locali. Chi s'intesterà la vittoria, domani, su scala regionale? Il verdetto sarà di difficile interpretazione, ma la corsa alla dichiarazione trionfale non mancherà.
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