Coltivavano marijuana per i malati di Parkinson, indagati per spaccio

Coltivavano marijuana per i malati di Parkinson, indagati per spaccio
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Martedì 14 Maggio 2024, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Avrebbero coltivato e prodotto marijuana e olio di cannabis, con finalità terapeutica, con l’obiettivo di alleviare le sofferenze di malati di Parkinson e altre malattie neurodegenerative.  In questa maniera, però, avrebbero infranto la legge, incappando nella contestazione di spaccio. E ora in sei sono indagati e sono stati raggiunti dagli avvisi di conclusione delle indagini firmate dal pm di Taranto Enrico Bruschi. È un’inchiesta spinosa quella definita nei giorni scorsi dal magistrato tarantino che ha notificato le informazioni di garanzia ai sei inquisiti. 
Da un lato l’obbligo di applicare la legge, dall’altro lo scenario offerto dalle finalità che sarebbero alla base delle attività contestate ai sei indagati, destinatari delle comunicazioni giudiziarie.

Le indagini

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, ha preso il via dopo un fermo di routine effettuato dai finanzieri. 
Quel primo passo venne approfondito con il ricorso alle intercettazioni telefoniche. I dialoghi captati portarono alla luce una serie di contatti tra Taranto e altre città pugliesi, con al centro la produzione di marijuana destinata a malati per alleviarne le sofferenze. 
La marijuana sarebbe stata coltivata in rilevanti quantità in una piantagione e, secondo gli inquisiti, la scelta sarebbe stata adottata anche per sopperire alla mancanza di prodotti legali.

In sostanza gli indagati sostengono di aver dato vita, tra il 2021 e il 2022, ad una rete per aiutare pazienti in difficoltà, a causa delle carenze di medicinali. I sei inquisiti, assistiti dagli avvocati Claudio Petrone, Adriano Minetola, Angelo Ippolito, Gemma Dione e Donato Muschio Schiavone, ora hanno venti giorni per chiedere di essere interrogati e chiarire, ulteriormente, la loro versione dei fatti. 

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