L’Europa dei paradossi ha il volto di un settantunenne, fondatore di un circolo di scrittori “Arcobaleno”, che spara a un primo ministro che visita la Casa della Cultura di una sperduta cittadina slovacca. Un letterato, ma anche una ex guardia giurata con pistola legalmente detenuta alla cintola. Nome dell’attentatore: Juraj Cintula. In un primo e improvvisato interrogatorio, con le mani legate dietro la schiena, dice tutto ma non abbastanza. «L’ho fatto perché non sono d’accordo con le politiche del governo». Non tutti i dissidenti, però, afferrano la pistola e sparano per uccidere. Tanto meno te lo aspetti da un poeta che nella vita ha provato anche a creare un piccolo partito chiamandolo “Movimento contro la violenza”, per poi offrire i polsi alle manette come aspirante omicida. Il figlio, raggiunto dai cronisti di un sito locale d’informazione, conferma che «certo mio padre non votava per Fico», ma aggiunge di non aver avuto nessun segnale di quello che sarebbe successo.