Lo scrittore Andrea Piva: «Un mondo sempre più ipocrita. Sesso e minori: la clientela si sentiva intoccabile»

Lo scrittore Andrea Piva: «Un mondo sempre più ipocrita. Sesso e minori: la clientela si sentiva intoccabile»
di Paola ANCORA
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Venerdì 17 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 19:53


In un mondo sempre più ipocrita, «in cui troppi dicono una cosa e ne mettono in pratica un’altra», sarebbe inopportuno soffermarsi solo sugli errori dei giovani, quando sarebbe il caso invece di riflettere, per esempio, sulla clientela delle ragazzine finite nel giro di prostituzione. «Gente evidentemente abituata a sentirsi intoccabile». Lo scrittore pugliese Andea Piva affronta il tema con lucidità e chiarezza, invitando in questi casi a considerare il problema accorgendosi della trave e non della pagliuzza.

Piva, un'inchiesta della Procura di Bari ha fatto luce su un presunto giro di prostituzione minorile nella "Bari bene". Il parallelo con il suo libro "Apocalisse da camera" viene spontaneo. Ci si ritrova?

«Beh, in quel libro si parlava di una forma meno diretta di prostituzione, e non era minorile.

Piuttosto è nel mio ultimo romanzo, “La Ragazza Eterna”, che si racconta di dinamiche più simili a quelle di cui la cronaca ci sta raccontando in questi giorni. In ogni caso la cosa non mi sorprende. La prostituzione si fa ma non si dice, su vasta scala, e io credo che di questo andrebbe preso atto, regolamentandola. Si mitigherebbero tanti enormi problemi legati alla clandestinità del fenomeno, incluso forse quello della prostituzione minorile».

Una delle ragazze coinvolte nell'inchiesta, giovanissima, 16 anni appena, ha dichiarato di essersi lasciata travolgere non per soldi, ma per il brivido di correre un rischio. Lei non è mai stato immune dal fascino delle emozioni forti, travolgenti. Pensa che questa diffusa rincorsa al brivido (pensi alla challenge in auto degli Youtuber a 130 all'ora per le strade di Roma) fra i ragazzi di oggi sia la spia di un disagio generazionale diffuso o si tratta di casi isolati?

«Non penso che questa gioventù sia più o meno in disagio di quelle passate. La gioventù è fatta apposta per fare scemenze, è sempre stato così. Prima che gli ormoni inizino a scarseggiare, ci si tuffa sempre dallo scoglio più alto. Oggi magari lo si vede di più perché registriamo tutto, per restare all’esempio che fa lei dello youtuber. Certo però se una ragazza di sedici anni si prostituisce per la borsa di Gucci qualche domanda in più su dove stiamo andando come cultura me la farei. Ma leggo notizie contrastanti, su questo. Forse il vero motivo per cui lo facevano non lo sapremo mai».

Sul banco degli imputati, in questi giorni, sono finiti i social network, "rei" di aver cancellato la dimensione più intima dell'emotività e della vita relazionale. Condivide questa idea?

«Non molto. I social hanno senz’altro portato a compimento il lavoro di istigazione alla rissa che stava portando avanti da tanto tempo la televisione, e ci hanno isolato proprio mentre ci davano l’impressione di appunto socializzarci come non mai, ma credo che adesso dare la colpa di comportamenti tanto antichi quanto la prostituzione ai social sia un po’ una forzatura».

Accanto ai social, fra i "colpevoli", la famiglia: genitori sempre più impreparati, disattenti, lassisti, pigri. Giudizi troppo duri? O si ritrova in questa valutazione?

«Non lo so. Come dicevo prima, a quell’età si fanno cazzate. Spesso anche quando si hanno i migliori genitori del mondo. A me pare che le ragazze abbiano fatto le ragazze che sono, hanno provato a osare, anche contro la legge, come qualsiasi adolescente che si rispetti. Piuttosto mi sembra che la cosa davvero sinistra in questa storia sia il tipo di clientela che cercava quelle ragazze. Gente che evidentemente deve essere abituata a sentirsi intoccabile».

Ecco. Al netto dei fatti giudiziari che sarà l'inchiesta e poi l'eventuale processo ad appurare, lo spaccato messo in luce dalla Procura di Bari, questa schiera di facoltosi professionisti che – lei dice – forse si sente intoccabile: anche qui ci vede un degrado antico, è sempre esistita o ci sono delle declinazioni nuove da approfondire e sulle quali riflettere?

«Non credo che sia una cosa nuova. Sono dinamiche sempre esistite. Ciò che credo stia cambiando è il grado di ipocrisia con cui vengono messe in atto certe pratiche. Non dico che fosse meglio l'esercizio di potere brutale del passato, ma questo è più subdolo, più fastidioso perché dice una cosa e ne pratica un'altra. E vale per tutto, a cascata, dalla politica all'imprenditoria. E a uno come me questo fa ribollire il sangue».

Spostiamo l'inquadratura su quello che è stato definito "sottobosco" di Bari. Nei quartieri "bene" in tanti erano a conoscenza di cosa avveniva e hanno distolto lo sguardo. La nostra Suburra patinata?

«Ma il nostro mondo tutto è enormemente ipocrita, a tutti i livelli. Non solo Bari, non solo la Bari bene. Secondo me inclusi politici e legislatore. Basta guardare ai numeri sui consumi di droga: tutti pubblicamente si dicono contro, ma in tanti mentono, necessariamente, perché la matematica per fortuna non è ancora un’opinione».

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