L'assessore all'Ambiente Bruno: «Edison? Farà come Enel. Ci sfrutterà e poi andrà via»

L'assessore all'Ambiente Tonino Bruno
L'assessore all'Ambiente Tonino Bruno
di Oronzo MARTUCCI
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Martedì 14 Maggio 2024, 05:00

«Nel sistema dei flussi e delle piattaforme che dall’inizio del terzo Millennio regolano la competizione globale tra città e territori, la qualità urbana è ormai il fattore determinante che impone a imprese e persone di rifondare le loro scelte di territorializzazione. In questo contesto Brindisi è oggi una città al bivio tra poche possibilità di sviluppo realmente sostenibile e un quasi certo declino irreversibile»: l’architetto Tonino Bruno, assessore all’Ambiente del capoluogo, spiega le difficoltà che la città incontra nel cercare di dare risposte alla crisi industriale.

Architetto Bruno come fare per rendere la città competitiva nei nuovi scenari?

«Ora la città, purtroppo, non è attrattiva sul piano della qualità urbana, non ha visione di futuro condiviso e possibile, è inesistente nel sistema dei flussi globali.

Se si escludono le poche attività imprenditoriali presenti, si può affermare che le più gravi criticità sono l’inesistenza di tracce concrete di economia urbana e la dipendenza da uno sviluppo etero diretto secondo un modello industriale ormai obsoleto, che non si può cancellare ma è necessario riconvertire ove possibile a una diversa territorializzazione».

È necessario un cambio di passo?

«Il cambio di passo necessario va fatto in fretta, ma con il treno in corsa, pensando alla policy della transizione. Si tratta di capire quali sono le industrie esistenti, quasi tutte in fase di dismissione e abbandono, disponibili a trattare nuove strategie di territorializzazione nel segno di comuni interessi da concordare e comuni obiettivi da conseguire. Iniziative industriali ora in crisi per lungo tempo sono state tenute sotto controllo grazie a una strategia condivisa tra il Comune di Brindisi e Regione Puglia, sino alla metà degli anni Novanta del secolo scorso. Una strategia che era oggetto di vivace confronto a livello locale tra maggioranza e minoranza che si confrontavano nel rispetto dei reciproci ruoli. La presenza di una cittadinanza attiva, responsabile e inclusiva garantiva un’attiva partecipazione e la necessaria trasparenza».

Va nella direzione del cambio di passo la candidatura a Città italiana della cultura per l’anno 2027? Non è riduttivo rispondere con questa candidatura alla crisi industriale in atto?

«La candidatura non è un escamotage per coprire inadempienze e ritardi che obiettivamente non ci sono. Essa è strutturalmente connessa alla territorializzazione delle linee programmatiche della maggioranza che ha vinto le elezioni del maggio dello scorso anno, e alla contestuale presa d’atto delle condizioni ereditate: il dissesto finanziario del Comune; le condizioni di prefallimento della B.M.S (Brindisi Multiservizi); le centinaia di terreni inquinati e abbandonati dalle imprese responsabili, tanto per citare alcuni dei problemi più gravi e significativi. Sono criticità che vengono da lontano, non addebitabili in modo esclusivo alla passata maggioranza».

Nel merito, come l’amministrazione affronta questa più che difficile situazione che sconta responsabilità diffuse?

«La grande industria chimica e energetica non è più in grado di mantenere condizioni di compatibilità con gli interessi del territorio, così come si era verificato sino alla metà degli anni Novanta. Sono ormai evidenti le connessioni della grande industria a processi di finanziarizzazione attraverso operazioni di borsa e distribuzione di dividendi ai soci azionari, indipendentemente dai problemi in termini di disoccupazione, danni ambientali, dismissione e abbandoni che solo comunità locali sottomesse o conniventi possono consentire».

Si riferisce a Enel, pronta ad abbandonare il territorio?

«Come comunità direttamente interessata, Brindisi avrebbe il diritto di chiedere al presidente e all’amministratore delegato dell’Enel quanta parte dei dividendi distribuiti gli azionisti sono stati realizzati attraverso le centrali brindisine».

Anche Edison ha mostrato dubbi sulla realizzazione del deposito Lng (Gas naturale liquefatto) nel porto di Brindisi…

«Io ho più dubbi di Edison sulla compatibilità del deposito con il nuovo progetto di sviluppo di Brindisi. Tra 20 o 30 anni Edison lascerebbe la città come sta facendo ora Enel dopo averla sfruttata abbondantemente, senza lasciare niente di duraturo».

Resta la candidatura a Capitale italiana della cultura…

«Il cambio di passo necessario non è quello di una città che intende sostituire un modello industriale obsoleto con la cultura, ma di una città che vuole costruire un futuro condiviso e possibile recuperando il filo rosso della storia fondato sul rapporto strategico tra mare-città-capagna-porto-patrimonio storico, legandolo alle esigenze di una città che vuole essere attrattiva e competitiva a livello globale».

Ci sono alcuni contenitori come l’ex collegio Tommaseo o la Cittadella della ricerca, nella quale sono presenti importanti centro di ricerca, che potrebbero essere utili per rafforzare l’attrattività del nuovo corso di Brindisi?

«Si tratta si tratta di contenitori che vanno interamente recuperati per rafforzare l’attrattività della città. Ma bisogna pensare a percorsi compatibili con la nuova idea di città e a individuare aziende e interlocutori che abbiano capacità di attrarre investitori credibili a livello nazionale e internazionale. Affidare i percorsi di recupero senza adeguate garanzie sarebbe un grave errore».

Brindisi e il G7. Una opportunità per la città o uno spot senza seguito?

«Il Mediterraneo Orientale è tornato al centro degli interessi mondiali. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e la vivacità dei Balcani sono indicative di uno scontro di civiltà tra l’Occidente e chi l’Occidente lo vuole sconfiggere e sottomettere. L’organizzazione del G7 a Brindisi e nell’Alto Salento sono indicativi del nuovo ruolo che può essere giocato da Brindisi, dove è già allocato un organismo internazionale come l’Onu. Non bisogna dimenticare che qui vi è un porto al quale è collegata un’area retro portuale tra le più estese e infrastrutturate di tutto il Mediterraneo. Un ulteriore punto di forza è il collegamento a due aeroporti di rilievo internazionale. Logistica, disponibilità di energia elettrica green a prezzi scontati, catena del freddo, Zes, eccellenze enogastronomiche, ciò che si può recuperare sul piano dell’industria sostenibile, sono assets disponibili su cui lavorare per autodeterminare anche a Brindisi uno sviluppo urbano locale che si colleghi ai flussi internazionali che regolano la competizione delle città a livello globale».

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