Amtab, la "pulizia" non è finita: resta il controllo dei giudici

Amtab, la "pulizia" non è finita: resta il controllo dei giudici
di Luigi LUPO
4 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 19:25


Le procedure di “pulizia” sono utili ma non bastano: per ora Amtab resta in amministrazione giudiziaria. Il tribunale misure di prevenzione di Bari ha confermato il provvedimento a cui è sottoposta la municipalizzata dei trasporti dallo scorso 26 febbraio quando è finita sotto la lente della Dda di Bari nell’ambito della maxi inchiesta “Codice interno”.

Ieri la presidente della sezione del tribunale, Giulia Romanazzi, ha ascoltato la relazione dell’amministratore giudiziario, Luca D’Amore, diventato nel frattempo membro del Consiglio di amministrazione dell’azienda partecipata di trasporto urbano.

Una mossa attuata dal sindaco di Bari, lo scorso 2 aprile, «per rafforzare - come aveva dichiarato Antonio Decaro - il rapporto di collaborazione con l’autorità giudiziaria e nel contempo accelerare il più possibile gli interventi di self cleaning (ovvero misure di autodisciplina e di riorganizzazione interna, ndr) della società».

Una migliore gestione

Non è l’unico passo in direzione di una migliore gestione dell’azienda. Che ha avviato le procedure di licenziamento di Massimo Parisi e di Tommaso Lovreglio, i due uomini vicini al clan Parisi che – secondo le accuse dei magistrati dell’antimafia – gestivano le assunzioni all’interno di Amtab, difesa in questo procedimento dall’avvocato Bruno Vigilanti. Operazione certamente apprezzata dal tribunale che, però, ha chiesto ancora un altro po’ di tempo per rimuovere le criticità valorizzate nel provvedimento. Come aveva evidenziato Romanazzi nell'audizione in commissione parlamentare antimafia, il responsabile dell’area soste gestito da Amtab nel 2018 «è stato considerato vittima del reato di estorsione dal clan Parisi». «La valutazione – aveva detto la magistrata – è stata tecnica, perché colui che subiva l’intimidazione e che quindi era costretto ad assumere lavoratori imparentati con esponenti del clan è stato ritenuto dal gip vittima del reato di estorsione». «Il sistema – aveva proseguito – era quello delle assunzioni pilotate. In Amtab lavorava da un certo numero di anni un dipendente», Tommaso Lovreglio, «che è figlio dell’uomo di fiducia del capo clan Savino Parisi, «la cui mafiosità è stata acclarata; e il responsabile del settore di tutto quello che è sosta nella città di Bari subiva le intimidazioni del dipendente. Le assunzioni quindi erano arbitrarie e illegali».

Il sistema è emerso grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali del 2018 e dei primi mesi del 2019, che sono state la «fonte primaria». «Il tribunale – ha precisato Romanazzi – ha appreso che alcuni dipendenti erano, anche all’attualità, ancora in forza all’Amtab». Alle domande dei membri della commissione la magistrata aveva scelto di rispondere in forma segretata.

I cambiamenti interni

Da quando è scattata l'amministrazione giudiziaria, Amtab è stata scossa da una serie di stravolgimenti interni. Il 18 aprile ha lasciato il cda l'ingegner Giovanni Paternoster, che ha abbandonato la poltrona di consigliere di amministrazione sulla quale sedeva dal 3 novembre 2022.

Prima erano arrivate a luglio del 2023, le dimissioni del presidente, l’avvocato Sabino Persichella, il quale, dopo avere in qualche modo messo qualche toppa per risanare la grossa perdita nei conti dell’azienda. rimise il mandato nelle mani del primo cittadino barese. In precedenza era stato Pierlugi Vulcano, oggi al consorzio Asi, a essere spostato. Il mese scorso, poi, era stata la volta della consigliera Lorena Costantini che, dopo poche settimane dalla nomina dell’amministratore giudiziale, rassegnò le sue dimissioni. Nelle scorse settimane è stata ascoltata dai magistrati, come persona non indagata ma informata sui fatti, la presidente, la professoressa Angela Donvito.

Dal lavoro dell'amministratore giudiziale e degli investigatori sarebbe emerso un quadro ancor più pesante di quello che era stato tracciato dalla Dda. Sotto la lente assunzioni attraverso bandi di affidamento di servizi prima pubblicati e, poi, revocati. Fari anche su alcune progressioni professionali che sarebbero state attribuite, “ad personam”, a personaggi legati alle famiglie dei clan e senza le necessarie procedure selettive, come non chiara sarebbe la procedura di affidamento della gestione del bar aziendale, anch'esso, affidato a una parente dei Parisi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA - sepa

© RIPRODUZIONE RISERVATA