Omicron sta paralizzando la Terni che produce. L’impennata dei contagi ha generato uno scatto di assenze per quarantena nei luoghi di lavoro. Naturalmente il settore più colpito è quello della sanità, seguito a ruota dai trasporti e dal siderurgico.
In Ast sono 171 i dipendenti attualmente positivi al Covid. Che sommati agli 87 in isolamento fiduciario, raggiungono quota 258 lavoratori costretti a stare a casa. Il virus corre. E mette in difficoltà soprattutto i reparti a caldo, che rallentano la produzione, anche in considerazione dello sciopero degli straordinari indetto dalle Rsu di stabilimento. Su richiesta dei sindacati l’azienda decide di guardare soprattutto alla sicurezza: “In relazione ai contatti con positivi da parte di soggetti vaccinati con dose booster o con guarigione nei quattro mesi precedenti, per i quali la normativa nazionale non prevede nessuna quarantena ma semplicemente 5 giorni di auto-sorveglianza più 10 di uso di mascherina Ffp2, Ast fa effettuare un tampone, il cui esito negativo potrà consentire al lavoratore di entrare in azienda.” Al contrario, un risultato positivo lo costringe a casa qualche giorno in più.
Nello stabilimento di Terni della multinazionale Faurecia, si contano trenta contagiati dal Covid.
In Asm 40: quasi tutti impiegati nel settore ambiente.
Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato, pensa che il peggio debba ancora venire. “L’impennata delle assenze sul lavoro potrebbe fermare la produzione di molte fabbriche del manifatturiero, che però riapriranno lunedì e non hanno ancora avvertito gli effetti devastanti di Omicron. L’arrivo della variante sudafricana ha fatto chiudere invece decine e decine di attività a conduzione familiare. Piccole realtà - segnala Franceschini - costrette ad abbassare le saracinesche chissà per quanto tempo”. E’ preoccupato, Franceschini. Così come lo è Michele Carloni, presidente di Cna Umbria. “Il quadro epidemiologico preoccupa per la ricaduta sul lavoro anche se nelle piccole aziende i disagi ancora non si registrano. Il picco arriverà tra una ventina di giorni – prevede Carloni – e per allora bisognerà studiare un modo per mantenere la produzione in essere”.
Uno di quegli imprenditori col cuore sospeso, che sta respirando un clima di incertezza per la presenza, in molte aziende, di persone positive al Covid, è Carlo Salvati, presidente di Confapi. “Siamo alle solite – sbotta Salvati- ci ritroviamo a far fronte alle difficoltà che la pandemia ci mette davanti senza poter contare sul sostegno del Governo, che decide di introdurre l’obbligo vaccinale solo ora e solo per gli over 50, quando Confapi lo aveva suggerito un anno fa”.