“Tangenti e stellette”, restano tutti in carcere

“Tangenti e stellette”, restano tutti in carcere
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 15:02
Semaforo rosso al Tribunale del Riesame. Con i ricorsi proposti dai difensori degli indagati dell’inchiesta “tangenti e stellette” tutti respinti dal collegio presieduto dal giudice Patrizia Todisco, proprio il magistrato divenuto celebre per i suoi provvedimenti nel procedimento “Ambiente svenduto”. 
Così ieri mattina le argomentazioni del collegio di difesa si sono infrante sul dispositivo depositato in cancelleria. 
 
Una decisione che lascia in carcere il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, la sua giovane compagna Corina Elena Boicea, entrambi assistiti dall’avvocato Luca Balistreri, e gli imprenditori VitoGiovanni Bruno, difeso dall’avvocato Gaetano Vitale, Giovanni Perrone, assistito dall’avvocato Salvatore Maggio, Paolo Bisceglia e Pietro Mirimao. Un verdetto che si aggiunge a quelli già decretati nei giorni scorsi che hanno cementato il foschissimo quadro di contestazioni che pendono sui protagonisti dell’indagine diretta dal pubblico ministero Maurizio Carbone.  I rilievi avanzati dall’agguerrito collegio di difesa, quindi, non hanno scalfito le prove grazie alle quali il pm ha ricostruito il sistema “Maricommi” che avrebbe ruotato sul pagamento di tangenti per pilotare gli appalti della Marina Militare. 

Un meccanismo perverso che, anzi, è stato corroborato dalle ulteriori produzioni documentali fatte dal pm Carbone prima del suo durissimo intervento in camera di consiglio con il quale ha chiesto, e ottenuto, la conferma delle misure cautelari spiccate per l’ufficiale e gli imprenditori. 
Il personaggio chiave resta l’ex direttore di Maricommi Giovanni Di Guardo, arrestato in quasi flagranza di reato lo scorso 14 settembre. Il potente comandante è indicato come il terminale delle bustarelle pagate dagli appaltatori per azzannare le commesse con le stellette. 

Una vicenda sconcertante emersa dagli inquietanti quanto illuminanti contenuti delle intercettazioni telefoniche ed ambientali raccolte dagli uomini del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Dialoghi che hanno scoperchiato i rapporti tra Di Guardo e gli imprenditori, ma che solo in parte sono stati svelati dal magistrato. 
Proprio nel corso della sua discussione in aula, infatti, il pm Carbone ha lasciato intendere come gli inquirenti stiano ancora lavorando alacremente su più forti. Ed è netta la sensazione che siano sotto osservazione altre potenziali sponde del sistema “Maricommi” sulle quali si sono accesi i riflettori degli investigatori.
Tra i fronti aperti, per esempio, nuovi verbali depositati dal pm alla vigilia dell’appuntamento al Riesame stanno ad indicare punti di contatto tra il primo clamoroso scandalo partito con l’arresto del comandante La Gioia nella base di Chiapparo e alcuni indagati dell’indagine che ha come epicentro il capitano Di Guardo. Un filo rosso che si sta cercando di decifrare compiutamente. 
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