Una tangente da 200 mila euro
E la tenente rideva: «Finiamo in cella»

Una tangente da 200 mila euro E la tenente rideva: «Finiamo in cella»
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 19 Settembre 2016, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 20:53

«Andiamo in galera» osservava il tenente di vascello Francesca Mola, tra una risata, un suggerimento e una chiacchiera. Parole profetiche quelle dell’ufficiale della Marina, arrestata sabato sera dai finanzieri che hanno agganciato una storiaccia di tangenti e appalti truccati all’ombra degli uffici di Maricommi Taranto.
La prima donna della Marina finita in cella per bustarelle aveva sussurrato quelle profetiche parole guardando negli occhi il suo comandante, il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, e Vincenzo Pastore, imprenditore e sindaco di Roccaforzata. Uomini che in carcere sono finiti soltanto mercoledì scorso, pizzicati sul fatto poco dopo un furtivo appuntamento per la consegna di una mazzetta da 2.500 euro. Non poteva sapere il giovane tenente di vascello che le sue parole erano intercettate dagli uomini della Polizia Tributaria. Militari in divisa che hanno giurato di fare il proprio dovere. E che hanno arrestato altri militari che hanno profanato lo stesso giuramento.
 

 

I tre sono accusati di concorso in corruzione e turbativa d’asta. La coppia di ufficiali, direttore e responsabile dei contratti di Maricommi, avrebbe trafficato con documenti e file per dirottare tra le braccia della cooperativa Teoma, l’appalto bandito nel maggio scorso per i servizi di pulizia e sanificazione nelle sedi della Marina di Napoli e Taranto. Una sontuosa commessa da oltre undici milioni di euro che Pastore, presidente di quella cooperativa, aveva pensato bene di azzannare a suon di tangenti.

Gli investigatori, diretti dal pm Maurizio Carbone, non hanno dubbi. Di quel patto ci sono prove granitiche. Al direttore e alla sua collaboratrice, responsabile dell’ufficio contratti del reparto, erano destinate una mazzetta da almeno 200.000 euro, più una macchina di lusso. Ma il prezzo probabilmente sarebbe lievitato di altri 40.000 o 50.000 euro. Soldi contanti che sarebbero serviti ad addomesticare e accontentare la tenente Mola.
Una pedina indispensabile nel disegno ordito dal direttore di Maricommi, spedito al timone della barcollante sede di Taranto, già falcidiata negli ultimi due anni da una raffica di manette. Con altri otto ufficiali arrestati, sempre con l’accusa di aver intascato soldi dagli appaltatori della Marina.

L’indagine, diretta dallo stesso magistrato, ha illuminato quello che sintomaticamente è stato battezzato come «il sistema del 10%». Una tassa fissa che i capitani di Maricommi imponevano agli imprenditori. Per lavorare con la Marina e garantirsi il pagamento regolare delle fatture bisognava lasciare nelle ingorde ganasce degli uomini in divisa bianca quella percentuale sul valore della commessa. Un ricatto equiparato dal gip che dispose gli arresti degli otto ufficiali, all’attività della criminalità organizzata. E che i comandanti, a quanto pare, avevano l’abitudine di tramandarsi come una simpatica tradizione. Una valanga di fango a cui la Marina aveva pensato bene di rimediare inviando a Taranto proprio il capitano di vascello Giovanni Di Guardo. Un uomo fidato che sarebbe stato scelto personalmente dall’ex capo di Stato maggiore, neanche insospettito da un vecchio precedente per truffa militare, a macchiare la carriera del 56enne comandante, originario di Catania. Di Guardo avrebbe dovuto far rigare dritto subalterni e truppa. E invece, a scorrere le intercettazioni che lo hanno incastrato insieme ai complici, è riuscito a superare lo scandalo che aveva la missione di far dimenticare. La Finanza per settimane lo ha pedinato e intercettato. Così ha scovato il patto per pilotare l’appalto verso Pastore, in cambio di soldi a palate.
Mazzette delle quali avrebbe intascato un robusto acconto. Diecimila euro a luglio, «per le ferie» si chiosa in una intercettazione. Altri 2.500 proprio la sera di mercoledì. Quando è stato arrestato, insieme a Pastore, con le banconote nuove di zecca ripiegate in una busta. Pochi giorni, e in cella lo ha raggiunto la sua fidata collaboratrice con le stellette.

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